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sabato 23 giugno 2012

Esagerato il numero delle persecuzioni e dei martiri (“L'invenzione del cristianesimo”) 146


Comunque fu in seguito alla prima guerra giudaica (ordinata da Nerone) che si sviluppò a Roma il clima di tensione contro il cristianesimo (confuso col giudaismo), che andò via via crescendo nel tempo, con alterne vicende. Un episodio, riferito da Eusebio di Cesarea, riguardante l'imperatore Massimino Trace (235-238), serve ad illuminarci su questo proposito

Questo imperatore, preoccupato per il diffondersi della nuova religione che riteneva nociva all'Impero, fece stampare e diffondere le memorie di Pilato (Acta Pilati), integralmente tratte dagli archivi imperiali, al fine di rendere evidente a tutti la pericolosità politica e sociale dei cristiani. Pur essendone state create molte copie, distribuite anche alle scuole affinché gli studenti le conoscessero, di queste memorie di Pilato oggi non esiste traccia. Qualcuno, e non è difficile capire chi, ha provveduto a farle sparire perché forse davano una versione totalmente diversa della condanna di Gesù, rispetto a quella tramandataci dai nostri Vangeli. Nessuno dei ben noti polemisti cristiani dell'epoca osò contestarle nel merito. Ma se il rapporto di Pilato fosse stato favorevole a Gesù, quanto lo avrebbe strombazzato la Chiesa, una volta raggiunto il potere!

Tutti i Padri della Chiesa hanno enormemente esagerato sia il numero delle persecuzioni, sia quello dei martiri, e hanno inventato anche la favola che i cristiani dovevano nascondersi nelle catacombe per celebrare i loro riti. Oggi, però, nessun storico serio può avvallare una tale leggenda perché in realtà le catacombe (antichi cimiteri romani in disuso) furono dai cristiani usate solo per praticare i loro misteri separatamente dal “volgo profano” (in quanto si prestavano allo scopo), e per poter seppellire i loro morti con esequie religiose.

In realtà, nei primi due secoli gli imperatori diedero poco peso al fenomeno cristiano e non venne ucciso alcun vescovo. Con Traiano e Adriano e i loro successori è documentato il martirio di Ignazio, vescovo di Antiochia e alcune esecuzioni ordinate da Plinio. Le dieci persecuzioni vantate dalla Chiesa ebbero tutte breve durata e causarono un numero relativamente basso di martiri autentici. Ce lo confessa Origene quando dichiara che il numero dei martiri cristiani «è piccolo e facile da contare» (Origene op. cit. 3,8).

Durante le persecuzioni la maggior parte dei cristiani si salvò spesso con la fuga, molti però abiurarono, soprattutto sotto la persecuzione di Decio. Questa fu la prima persecuzione generalizzata e pianificata. Decretata nel 250 allo scopo di procedere al sequestro dei numerosi beni ecclesiastici, considerati illegali in quanto la Chiesa non aveva personalità giuridica, suscitò molto panico ma le sentenze capitali furono piuttosto poche.

Molti cristiani abiurarono (lapsi) sacrificando davanti ai simulacri degli dei e dell'imperatore, altri si limitarono a gettare l’incenso sulle braci e infine, i più furbi, conosciuti col nome di libellattici, ottennero con la corruzione un falso attestato di sacrificio o fecero sacrificare dai propri schiavi al loro posto. Solo pochi affrontarono il martirio o si mimetizzarono in luoghi solitari. I cristiani infedeli si pentirono e tornarono a schiere nel seno della Chiesa, che si affettò a cancellare il peccato di apostasia.

1 commento:

  1. Come appassionata di storia medievale, vorrei dire due parole sulla demonizzazione di un personaggio storico del VI secolo d.c: re Totila l'Immortale.
    Nella "Guerra Gotica", Procopio narra molti suoi atti di umanità straordinari per l'epoca alto medievale: durante la conquista di Napoli, non solo risparmiò la popolazione stremata dalla fame, ma distribuì dei viveri e proibì al suo esercito di usare violenza alle donne.
    Anche quando conquistò Roma dimostrò la stessa clemenza: diede ascolto alla richiesta di pietà del diacono Pelagio e vietò i massacri di civili e le esecuzioni politiche.
    Inoltre, fu autore di una riforma agraria che agevolò i servi della gleba e le classi povere, vessate dall’oppressione fiscale bizantina (confiscando i latifondi della Chiesa e dei patrizi romani). Dalla storiografia cattolica (vedasi ad esempio I Dialogi di Gregorio Magno) è invece dipinto come il "perfidus rex", autore di fantasiosi supplizi di poveri vescovi:
    Esempio primo: un vescovo (cattolico) di nome Serbonio viene gettato da Totila in pasto a un orso che però viene ammansito dal religioso: l’ammansirsi della belva al cospetto del martire rientra in un vecchio schema agiografico di età romana, un clichè visto e rivisto.
    Esempio secondo: un vescovo invia a Totila dei doni per convincerlo a non invadere la sua regione, ma il re lo lega sotto il sole, entro un cerchio tracciato a terra. All’improvviso si scatena un temporale senza che una sola goccia di pioggia cada all’interno del cerchio.

    Anche nell'agiografia successiva, Totila viene dipinto come un empio mostro autore d' improbabili martirii: si veda l'agiografia del martire Lauriano, scritta nel X secolo. Lauriano, cattolico, confuta il cristianesimo di Ario di cui Totila è seguace e si reca in Gallia. Alcuni sicari mandati da Totila gli tagliano la testa e fuggono dopo averla gettata via. Lauriano, raccoglie la propria testa e, tenendola in mano, insegue gli uomini di Totila pregandoli diportarla a Siviglia dal loro re (peccato che Totila non giunse mai in Spagna!). In molte agiografie medievali, testi confezionati in base a tradizioni orali, con schemi identici a vecchie narrazioni agiografiche di età romana, Totila è presentato come un feroce criminale, assai spesso confuso con Attila: il riferimento a Totila è un mero espediente dell’agiografo per descrivere la lotta, dal sapore manicheo, tra il Bene Assoluto (il Santo) e il Male Assoluto(il nefandissimo Totila).

    Mi pare una vera e propria “propaganda religiosa”: Totila è stato presentato come simbolo di malvagità, come Anticristo perchè era seguace di Ario e perchè toccava gli interessi dell'alto clero latifondista dei sui tempi. Le uniche "macchie" sulla sua "carriera" di re clemente, sono avvenute durante la conquista di Tivoli (i soldati Goti, sfuggiti di mano ai comandanti, si sono dati al saccheggio della città uccidendo anche i civili: si veda il libro "Totila l'Immortale" di R.Sante) e durante la conquista di Perugia (un soldato uccise il vescovo Ercolano, ma Totila non era presente e non è certo che diede l'ordine. Tralascio poi la leggenda della testa di Ercolano che si riattaccò al corpo nella sua tomba,alla sua riesumazione).

    Caro sig. Leo Zen, ringrazio il Suo blog per l'opportunità che mi ha dato di difendere la memoria storica di un re così umano da proibire al proprio esercito di far violenza alle donne (vedasi la conquista di Napoli e di Cuma e molti altri esempi citati da Procopio). Solo per questo meriterebbe umana ammirazione "finchè il Sole risplenderà su le sciagure umane".

    Cordiali saluti. Eleonora.

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)