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giovedì 21 giugno 2012

Il messianismo ebraico ed il suo odio fanatico contro l'autorità imperiale. (“L'invenzione del cristianesimo”) 144


Gli storici romani parlano chiaro: essi che conoscevano molto bene il messianismo ebraico ed il suo odio implacabile e fanatico contro l'autorità imperiale, accusano apertamente i cristiani (messianisti) di azioni sovversive contro le istituzioni e li definiscono propagatori di un'ideologia funesta e malefica e rei di odiare il mondo intero. Che Roma dovesse perire in un'apocalittica conflagrazione era quello che i cristiano-giudei andavano predicando quando proclamavano l'imminente parusia. Per essi l'Impero era considerato il regno delle potenze sataniche e Roma la grande Babilonia, la Grande Meretrice.

"Il cumulo dei suoi peccati sale fini al cielo e Dio si è ricordato della sua iniquità. Trattatela come ha trattato gli altri e rendetele il doppio di quello che ha fatto […] quanto ha fatto di sfoggio del suo splendore e del suo lusso, altrettanto datele di tormenti e di lutto" (Apocalisse 18). Parole terribili che trasudano un possente odio contro i romani e proclamano la spietata speranza che il più gran numero di esseri umani incirconcisi perisca in un lago di fuoco.

Questa apocalittica catastrofe contro Roma sembrò verificarsi, secondo lo storico Tacito, quando nel luglio del 64 un incendio di enormi proporzioni divampò per alcuni giorni, distruggendo gran parte della città. Subito la vox populi, a detta dello storico, accusò i cristiani del misfatto e l'imperatore Nerone diede inizio alla prima persecuzione contro di essi.

L'incendio di Roma e la persecuzione dei cristiani, considerati dai più assolutamente certi, hanno trovato ampi riscontri nei testi storici e alimentato famose opere letterarie e cinematografiche. Ma alcuni studiosi non li danno affatto per scontati e li considerano piuttosto una delle tante leggende inventate dalla Chiesa per dimostrare, attraverso il martirio di Pietro, che il primato sulla cristianità spettava come sede, per diritto storico, a Roma (e non a Gerusalemme, dove il cristianesimo era nato), e al suo vescovo, quale successore di Pietro.

Esaminiamo i documenti del tempo. Gli storici latini che parlano di Nerone sono tre: Tacito, Svetonio e Dione Cassio. Di questi tre, solo Tacito nel XV libro degli "Annali" mette in relazione la persecuzione dei cristiani con l'incendio della città. Gli altri due ignorano questo legame. Ma, cosa ancor più significativa, i padri della Chiesa: Clemente, Ireneo, Eusebio, Origene e Ambrogio, ignorano nei loro scritti la persecuzione ordinata da Nerone che, sicuramente, avrebbero ben volentieri strombazzata, se avvenuta,  per controbattere coloro che negavano l’esistenza dei cristani a Roma nel I secolo e per dimostrare il martirio di Pietro e Paolo. 

Perfino Agostino, che nel suo libro "De Civitate Dei" elenca gli avvenimenti accaduti a Roma precedentemente al "sacco" eseguito da Alarico nel 410, non accenna all'incendio e alla persecuzione.
Quindi nessun padre della Chiesa ha mai citato questo passo di Tacito in una sua opera, fino al XV secolo. E allora come la mettiamo con lo storico latino, ritenuto al di sopra di ogni sospetto? Riconoscendo, affermano questi studiosi, che il brano XV.44 degli Annali è stato interpolato ed è quindi falso.

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)