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domenica 24 giugno 2012

In nomine Domini 20


La primavera era arrivata precoce in quell'anno del Signore 964 e la natura si era ben presto trasformata in una sinfonia di colori. In una tiepida e limpida mattina di maggio il diacono Ascanio, dopo una breve passeggiata nel suo orto, si era seduto al sole con un vecchio mantello sulle spalle e una cuffia in testa. Si era fatto magro e canuto e aveva assunto l'aspetto di un vecchio venerando che sprigionava saggezza e serenità in chiunque lo avvicinasse. Si sentiva vecchio e stanco nel corpo ma ancor sveglio e giovanile nello spirito.
Tenendo tra le mani un piccolo codice che aveva trascritto alcuni anni prima, ora posava gli occhi stanchi sul manoscritto leggendone a fatica qualche pagina, ora li alzava per riposarli e mirava estasiato i fiori e gli arbusti multicolori che allietavano il suo giardino. Ad un tratto chiuse gli occhi come stesse per appisolarsi e rimase a lungo immobile. In realtà non dormiva ma in preda ad una grandissima angoscia rifletteva sulle terribili sciagure che incombevano, quasi imminenti, sulla città.
La situazione in cui il papa Giovanni XII - l'indegno figlio del grande Alberico - si era cacciato, era disperata. L'imperatore Ottone col suo poderoso esercito stava marciando su Roma deciso di farla finita con quel giovane papa spergiuro e scellerato e se avesse incontrato resistenza, era prevedibile un'immane carneficina.
Da quando Ascanio, circa due anni prima, era stato bruscamente allontanato da consigliere papale e sostituito dal nobile Macuto, tutto quanto il giovane papa aveva costruito per la grandezza e la potenza della Chiesa e del suo Stato, era andato irrimediabilmente distrutto. A ciò bisognava aggiungere che la scandalosa condotta privata del Pontefice aveva superato ormai ogni limite, ed era sulla bocca di tutti e oggetto di scherno generale. Mai prima d'allora il pontificato romano era caduto così in basso.
Le accuse contro il papa che le alte cariche ecclesiastiche avevano denunciato per iscritto all'imperatore e la vox populi echeggiava scandalizzata, erano numerose ed inimmaginabili. Lo si accusava di passare più tempo nelle stalle coi suoi cavali che non nelle chiese, di amare smodatamente la caccia, di giocare spesso ai dadi invocando l'aiuto di Giove o di Venere, di dedicarsi a frequenti libagioni, durante le quali, in stato di ebbrezza, inneggiava a Satana o ordinava diacono qualche stalliere, di fare mercimonio delle cariche ecclesiastiche, di aver ordinato omicidi e crudeltà efferate, di essere schiavo delle più basse perversioni sessuali, perpetrando violenze fisiche su molte donne e coltivando perfino la sodomia (aveva fatto vescovo a Todi un fanciullo per premiarlo dei suoi favori). Ma quello che aveva fatto traboccare il vaso, e che era nella bocca di tutta Roma, era l'episodio della tragica fine di Priscilla, una giovane sposa che essendosi ribellata agli sgherri che tentavano di rapirla per sottoporla alle voglie papali, era stata da uno di questi incidentalmente uccisa. Era considerata da tutto il popolo un'eroina e una santa.
Mentre era così assorto nei suoi angosciosi pensieri e il sole era salito alto nel cielo, un insolito rumore lo ridestò e lo volse a guardare l'ingresso del suo orto: era la carrozza papale scortata da cinque guardie. Ascanio ebbe un sussulto. Quell'arrivo improvviso segnava indubbiamente la fine del suo tormentato riposo e forse l'inizio di nuovi, impellenti disagi.
S'avviò a ricevere l'ospite che scendeva dalla carrozza. Era il maestro di palazzo Laterano, l'eunuco Teofrasto, il quale dopo un profondo inchino gli disse: "Sua Santità desidera incontrarti subito".


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)