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venerdì 22 giugno 2012

Nel mondo anglosassone l'eutanasia si va lentamente affermando.


In Italia il caso di Eluana Englaro ha scatenato reazioni forsennate e quasi demenziali da parte dei Torquemada d'Oltretevere e di gran parte dei nostri politici codardi e pecoroni culminate nel famigerato ddl Calabrò, che tuttora incombe sulle nostre teste e che comporta, secondo le imposizioni vaticane, la negazione totale della nostra autonomia. Invece in alcuni Paese anglosassoni l'eutanasia (accettata senza remore da gran parte della popolazione) comincia faticosamente a farsi strada anche nel mondo della giustizia e della politica, sempre arretrati rispetto all'evoluzione della società. In questi giorni infatti nello stato della British Columbia in Canada la Corte Suprema ha stabilito che il divieto per i medici di aiutare i pazienti nel suicidio assistito è incostituzionale.

Il caso è quello di Gloria Taylor, donna di 64 anni affetta da sclerosi laterale amiotrofica che si è rivolta al tribunale per poter accedere al suicidio assistito. Il giudice Lynn Smith glielo ha concesso, viste le enormi sofferenze cui sta andando incontro. Nella sentenza, egli ha dato al Parlamento canadese un anno di tempo per approvare una legge che tenga conto della volontà della persona, dichiarando che criminalizzare il suicidio assistito è una violazione dei diritti dell'uomo e potrebbe anche spingere coloro che hanno malattie terminali a suicidarsi prima, quando possono farlo da soli.

In Montana (Usa) recentemente un giudice Dorothy McCarter, sentenziando sul caso di un malato di cancro in fase terminale che lo richiedeva, ha autorizzato il suicidio assistito da un medico. Secondo il giudice, il malato terminale avrebbe dovuto somministrarsi da sé un farmaco letale prescrittogli dal suo medico In tal modo quest'ultimo non sarebbe incorso in sanzioni penali . Il Montana è ora il terzo stato degli Usa che consente questa forma di eutanasia.

Anche nel Regno Unito, nel settembre scorso, il giudice Keir Starmer, Daniel ha dichiarato non processabili i genitori del rugbista Daniel James, che lo avevano accompagnato in Svizzera per ottenere la dolce morte assistita.

Daniel James era una promessa del rugby inglese. Due anni fa, a 23 anni, ebbe un serissimo incidente durante un allenamento: rottura della colonna vertebrale, paralisi della metà inferiore del corpo. Inutili i tentativi di recupero: negli ultimi tempi muoveva solo le dita. Per porre termine a un’esistenza che gli risultava ormai insopportabile, James ha scelto il suicidio assistito, e si è recato in Svizzera, accompagnato dai suoi genitori. Il 12 settembre scorso è morto nella clinica Dignitas, come almeno altri cento connazionali prima di lui. In base alle leggi del Regno Unito, essendo tuttora l’eutanasia illegale, i suoi potevano subire una condanna fino a 14 anni di carcere, ma il giudice li ha assolti e l'opinione pubblica ha salutato con sollievo la loro assoluzione.

Questo avviene nel mondo anglosassone mentre in Italia, il Paese dei diritti negati,con una classe politica al potere, sempre più abbarbicata al Cupolone d'Oltretevere, è peccaminoso perfino pronunciare la parola eutanasia.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)