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martedì 12 giugno 2012

Gli obiettori di convenienza (non di coscienza) stanno imponendo di fatto lo "Stato etico".


Secondo il professor Carlo Bastianelli nel 1978, al reparto di Piccola chirurgia dell'Università al Policlinico Umberto I di Roma, prestavano servizio un primario e due aiuto, tre assistenti, due anestesisti e uno psicologo, e venivano effettuate 110 interruzioni di gravidanza alla settimana. Oggi ad operare nello stesso reparto c'è un solo ginecologo, lo stesso di allora ormai alla soglia della pensione, e un anestesista a mezzo servizio, i quali riescono ad assicurare tra gli 8 e 12 interventi settimanali.
Non c'è quasi più nessuno che insegni come si pratica un aborto e quando i pochi non obiettori della vecchia guardia appenderanno il camice al chiodo,sarà quasi impossibile per le nuove leve garantire il ricambio generazionale. È questa una delle conseguenze più significative del notevole aumento dell'obiezione di coscienza tra i ginecologi, gli anestesisti e il personale medico nei centri di interruzione di gravidanza registrato negli ultimi anni in Italia.
Nella relazione annuale sull'applicazione della legge 194, il Ministero della salute fa sapere che i ginecologi obiettori sono passati dal 58,7 per cento del 2005 al 71 per cento nel 2009. Percentuale in continua crescita. 
A 34 anni dalla legalizzazione dell'aborto nel nostro Paese, una delle massime conquiste ottenute dalle donne fino ad allora criminalizzate dallo Stato e che a migliaia ogni anno mettevano la propria vita nelle mani delle "mammane", spesso rischiandola seriamente, oggi la legge 194, che dalla sua approvazione ha dimezzato il numero degli aborti in Italia, viene praticamente messa in serio pericolo dall'esplodere dell'obiezione di coscienza dei medici, invocata al novanta per cento solo per convenienza.
 Le nostre strutture sanitarie,infatti, sono massicciamente condizionate politicamente da amministrazioni di tendenza fortemente clericale le quali, non potendo abolire la legge 194 come vorrebbe il Vaticano, usano il boicottaggio sotterraneo per una sua applicazione sempre più restrittiva, imponendo di fatto l'obbiezione di coscienza ai medici preposti all'aborto, attuando un'occupazione sistematica dei consultori, favorendo l'ostruzionismo strisciante delle strutture ospedaliere e proponendo una propaganda tormentosa e ossessiva del cosiddetto Movimento per la Vita.
È ora di chiarire una volata per tutte che l'obbiezione di coscienza in una struttura sanitaria pubblica e nell’espletamento di un pubblico servizio. non è accettabile perché viola la deontologia medica. Cosa direste se un medico, testimone di Geova, si rifiutasse di farvi una trasfusione di sangue, mettendo a rischio la vostra vita, perché la sua religione glielo impone? Giustamente gli direste di cambiare mestiere, magari di fare il dentista.
La libertà di coscienza dovrebbe essere motivata solo nel caso di lesione di diritti costituzionali, per cui il cittadino, con il suo rifiuto, può sollecitare il legislatore a ripristinare i principi costituzionali violati, non nel caso dalla lesione di convinzioni personali religiose o politiche.
Che rifiuta di applicare la legge 194 riconosciuta dallo Stato non può scegliere la professione medica pubblica che la rende obbligatoria, deve adattarsi a quella privata. Quindi, è lapalissiano che l'obbiezione di coscienza nel nostro Paese è una squallida ipocrisia che funge da paravento all'oppressione religiosa sempre più intollerabile. Ma la nostra bieca classe politica finge di non saperlo

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)