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giovedì 16 settembre 2010

Gli orfani di dio

Che Dio sia una variabile non necessaria per spiegare l'origine dell'universo, come sostiene l'astrofisico Stephen Hawking nel suo ultimo libro, ha innescato non poche polemiche e l'ira repressa degli orfani di dio, quei non credenti, cioè, i quali, nonostante i preti abbiano fatto del loro meglio per estirpare dio dalle loro menti, ne sentono ancora prepotente il bisogno.

Non riescono a vivere, agire, lottare, morire contando solo su loro stessi. Non concepiscono un’esistenza senza dio, che prescinda cioè da qualsiasi forma di sottomissione al divino, che rifiuti rassegnazione e reverenza, ritrovando il piacere della sperimentazione nella scienza e nell’arte, e riscoprendo infine il gusto della libertà.

Vanno perciò dicendo che non spetta agli scienziati dimostrare l’esistenza o non esistenza del Creatore, così come affermano, bontà loro, che il creazionismo non può ambire allo status epistemologico di teoria scientifica. Arrivano perfino a insinuare che certe teorie cosmologiche quali superstringhe o multiuniverso, tipiche della fisica odierna, appartengono più alla metafisica o alla teologia che alla fisica, essendo astruse e indimostrabili come la Santissima Trinità e paragonabili a dei dogmi religiosi.

Non si rendono conto quanto è puerile affermare che una teoria scientifica non possa arrivare a dimostrare l’inesistenza di dio dal momento che essa nasce come spiegazione alle osservazioni del mondo reale e viene messa alla prova dalla sperimentazione nella realtà, mentre le presunte verità religiose derivano solo dalla fantasia infantile di individui che hanno scambiato le loro allucinazioni per visioni celesti, per messaggi divini, senza fornire la minima prova della veridicità delle loro affermazioni, solo facendo affidamento sulla credulità delle masse facilmente plagiabili.

Che il sovrannaturale, dio o chi per lui, non sia necessario all’esistenza della realtà, pur essendo dimostrato scientificamente e arcinoto perfino alla filosofia occidentale fin dall'antichità più remota, appare digeribile solo agli atei che vantano una conoscenza scientifica sufficientemente adeguata e uno spirito totalmente libero.

Gratta gratta, gli orfani di dio sono ancora dominati dalla paura atavica di essere nient’altro che una variazione casuale nell'esplosione del vivente e, anche se sono uomini di grande cultura e si professano laici (ma ahimé non lo sono), dopo millenni di plagio religioso assimilato col latte materno, sono disposti a qualsiasi contorsione metafisica pur di illudersi di essere immortali. Ecco quindi spiegato il bisogno di questa chimera chiamata dio che offre a buon mercato questa suprema illusione.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)