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venerdì 17 settembre 2010

I dogmi dell'aldilà (“L'invenzione del cristianesimo”) 171

I dogmi che riguardano l'aldilà, cioè il paradiso e l'inferno, sono nati in seguito al fallimento della parusia. Tutto il cristianesimo primitivo, sia giudaico che ellenistico, nei primi tre secoli della nostra era incentrò la sua esistenza sull'imminente ritorno del Signore dalle nuvole, come attestano molti passi delle Lettere di Paolo, Pietro, Giacomo e Giovanni e dell'Apocalisse, nonché la produzione letteraria dei Padri della Chiesa e la vita della primitiva collettività cristiana.

«La fine di ogni cosa è vicina» preannunciava la Prima Lettera di Pietro (1 Epistola di Pietro, 4,7) e la Lettera agli ebrei ammoniva: «Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire verrà, e non si farà aspettare» (Epistola agli ebrei 10,37). E Giacomo: «Siate dunque pazienti, cari fratelli, fino alla venuta del Signore... Il giudice è alle porte» (Epistola di Giacomo 5,7: 5,9).

Per tutto l’intero II secolo rimase costante l’idea del prossimo ritorno di Gesù, come provano tutte le fonti cristiano-antiche, interne o esterne al Nuovo Testamento. Perfino nel III secolo il Padre della Chiesa Cipriano sostenne, con estrema decisione, l’imminente ritorno del Signore.

Ci furono a questo proposito, in quell’epoca, degli episodi grotteschi. Tanto per citarne uno: in Siria, un vescovo si incamminò verso il deserto seguito da tutti i fedeli, bambini compresi, per andare incontro all’imminente arrivo del Signore, con le conseguenze che si possono facilmente immaginare.

Col passare del tempo fu palese a tutti che Gesù, sulla prossima fine del mondo, s’era ingannato e la delusione dei cristiani fu enorme e molti di loro, dopo essersi stancati di levare gli occhi al cielo, sulle cui nuvole lo attendevano in carne e ossa, abbandonarono la fede in un Signore così poco puntuale (Tertulliano. De Patientia, 2).

Ma la Chiesa, con mirabili contorsioni teologiche, trasferì allora la parusia nell’aldilà e riuscì a salvare capra e cavoli e a giustificare la sua istituzione. Infatti, allorché l’arrivo imminente del Regno di dio si rivelò un abbaglio, essa, dopo che gli Imperatori avevano elevato il cristianesimo a religione di Stato, ritenne rinviata sine die la parusia e dichiarò, tramite i suoi vescovi che allora se la passavano magnificamente bene, che non era più il caso di parlare della fine del mondo, anzi questa aspettativa andava aspramente combattuta come un’ingenuità.

Agostino fu il primo a identificare il Regno di dio con l’aldilà, capovolgendo radicalmente la primitiva fede cristiana. Mediante una simile falsificazione il cristianesimo venne salvato e la Chiesa fu consolidata nei secoli (Agostino, De civitate Dei 20,9).

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)