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martedì 28 settembre 2010

Il delitto di “ lesa santità”

In un post precedente ho scritto che toccare il papa in Italia è il tabù dei tabù e il delitto di “lesa santità”, ancorché non scritto in nessun codice, è il più imperdonabile.

Si può criticare e sputtanare chiunque in campo politico e sociale, e il gossip a tutti i livelli è diventato un'arma micidiale per annientare gli avversari, come vediamo fare a certi giornali-latrina, ma sua santità non va sfiorato nemmeno con l'ala di una farfalla. Siamo o non siamo in Italia, la sacrestia d'Europa?

Abbiamo visto cos'è successo poco tempo fa nell'Isola dei Famosi allo scrittore Aldo Busi. Da convinto anticlericale e anticonformista com'è, con linguaggio colorito e tagliente, e con un ghigno veramente feroce ma simpatico, aveva esternato in Tv le cose più ovvie sull'ipocrisia e il perbenismo dell'opinione pubblica, e aveva alluso vagamente all'omofobia/omofilia dell'alto e basso clero, sfiorando anche sua santità e, apriti cielo, lo sconcerto nei sacri palazzi della Rai, bigotta e teocratica, è subito arrivato alle stelle.

Per il povero Busi la decretazione del rogo mediatico è stata fulminea. Mai più in TV un simile reprobo.

È successo anche a quel povero giornalista televisivo che, notando la scarsa affluenza di pubblico ad accogliere il papa in una certa manifestazione, aveva riferito che ad accoglierlo c'erano quattro gatti. Licenziato in tronco per duplice misfatto: aver sminuito l'accoglienza di sua santità e offeso i gatti che sono i suoi animali preferiti.

Ma non solo in TV il papa è intoccabile. Giorni fa a Casale Corte Cerro, in provincia di Verbania, l'opposizione in Consiglio Comunale ha presentato una mozione di condanna diretta al post di un blog: quello di Giorgio Rapetti, consigliere comunale di maggioranza, che aveva osato scrivere (udite, udite!) che Papa Benedetto XVI va in giro "su una poltrona d'oro" e non fa molto per risolvere i problemi del mondo. Una ovvietà assoluta.

I bigotti dell'opposizione si sono stracciati le vesti esacerbati dal fatto che Rapetti, in quanto consigliere comunale, aveva mancato di rispetto al papa. Tanto più che ai nostri giorni il papa è diventato, tramite i media imperanti, una star mondiale.

Il Sindaco di Casale Corte Cerro ha rigettato la mozione con la scusa che il regolamento comunale prevede la discussione di mozioni sull'operato del Sindaco e della Giunta e non di un semplice consigliere comunale. Doveva invece rivendicare il diritto di ogni cittadino di poter criticare chiunque, se ne ha motivo, come prevede il nostro ordinamento democratico.

E' ora di smetterla di considerare i capi religiosi intoccabili e al di sopra degli altri mortali solo perché millantano, come gli antichi stregoni, assurde investiture divine da parte di un dio chimerico di loro invenzione.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)