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lunedì 27 settembre 2010

La Ue processa l'Italia per lo sconto Ici alla Chiesa

Nel 2005 il governo Berlusconi, in piena campagna elettorale per ingraziarsi il voto dei cattolici, decretò la totale esenzione dell'Ici sui beni della Chiesa, sottraendo all'erario italiano la bella sommetta di due miliardi di euro l'anno. Il governo Prodi nel 2006, sotto pressione dalla Ue, tentò di restringere l'esenzione solo alle attività "non esclusivamente commerciali".

Ma la Chiesa, con la sua millenaria astuzia (per usare un eufemismo), vanificò le restrizioni imposte da Prodi ricorrendo al trucco di dotare i suoi edifici, adibiti a lucrose attività commerciali (alberghi, cinema, teatri, campi di calcio, piscine, scuole private, cliniche private, ecc), di una cappella, un altarino o anche una semplice foto di santo o madonna con lumino acceso, per trasformarli, ipso facto, in luogo "non esclusivamente destinato al lucro", e quindi non tassabili.

Tutti i politici ne erano a conoscenza ma la piovra d'oltre Tevere non si poteva toccare perché foraggera di voti. Finché il radicale Maurizio Turco (grazie Maurizio!) assistito dal fiscalista Carlo Pontesilli non denunciò la cosa a Bruxelles. I commissari dell'Ue furono allora costretti ad intervenire.

Aprirono per due volte un'inchiesta e per ben due volte dovettero archiviarla per le pesanti bordate della diplomazia vaticana che spadroneggia anche in Europa.

Di fronte all'ennesima archiviazione, però, i denuncianti non si diedero per vinti e si rivolsero alla Corte di giustizia che costrinse il commissario Almunia ad aprire un'indagine formale dell'Ue per aiuti di Stato incompatibili con le norme sulla concorrenza. Questa procedura sarà aperta a metà ottobre dalla Commissione europea e dovrà concludersi entro 18 mesi.

"L'azienda Chiesa" conta circa 100 mila fabbricati (senza contare quelli delle parrocchie che forse sono ancor di più) fra i quali un centinaio di "case per ferie", "case vacanze", "rifugi per pellegrini" per un totale di quasi 10 mila posti letto a Roma e nel Lazio. Come spiega il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, ciò porta alla Chiesa " un indotto di 6 miliardi e 900 mila euro all'anno".

Ma godendo di un'esenzione totale dal pagamento dell'Ici e del 50% da quello sull'Ires, la Chiesa ha un risparmio annuo che si avvicina ai due miliardi di euro con vantaggi competitivi rispetto ai concorrenti laici. Una cosa ignominiosa, una concorrenza supersleale e truffaldina.

Se l'Italia sarà condannata (come si aspettano tutti i cittadini laici e ossequienti alla Costituzione), dovrà chiudere questa esenzione infame e chiedere alla Chiesa il rimborso delle tasse non pagate, e allora ne vedremo delle belle.

Perché la Chiesa, spudoratamente ricca (oltre il miliardo con l'otto per mille riceve fior di miliardi come contributi degli enti locali, da parte cioè di regione, provincia e comuni) ricorrerà a infiniti ricatti pseudomorali e pseudoreligiosi, ma in realtà soltanto elettorali, per costringere i nostri politici, in massima parte appecorati al Vaticano, ad impedire che ciò avvenga.

E costoro, non importa da che parte stiano, con vergognose contorsioni, al limite del lecchismo, faranno di tutto per non incassare quella decina di miliardi che la Chiesa ci ha usurpato e che tanto gioverebbero alle casse esauste del nostro Stato.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)