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mercoledì 8 settembre 2010

L'eucaristia non fu istituita durante l'ultima cena ma inventata da Paolo (“L'invenzione del cristianesimo”) 163

Ma qualcuno potrebbe obiettare che nei Vangeli Sinottici (non però in quello di Giovanni) l’eucaristia venne istituita da Gesù durante l’ultima cena. È un’autentica falsificazione, dimostrata dal fatto che questi tre Vangeli sono molto posteriori alla prima Lettera ai Corinzi nella quale Paolo dichiara di aver ricevuto l'istituzione dell’eucaristia direttamente dal Signore, durante una sua visione celeste (una delle tante allucinazioni di tipo epilettico cui andava soggetto).

“Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me» (1 Corinzi 11, 23-29).

Parole identiche a quelle che troviamo nei Sinottici, scritti molto tempo dopo, copiando Paolo. Quindi l’eucaristia è una pura invenzione di questo millantato apostolo, che non conobbe personalmente Gesù e non partecipò all’ultima cena, e fu più volte denunciato dai veri apostoli come “uomo di menzogna”.

Come spiegare, infatti, che il quarto evangelista, che secondo la tradizione era un apostolo e quindi presente all’ultima cena, ignori totalmente l’istituzione dell’eucaristia, pur dedicando a quell'evento una maggiore attenzione, rispetto ai Sinottici, e rivelando particolari importanti, ignoti agli altri, come la lavanda dei piedi?

E come spiegare che gli Apostoli non conoscevano una comunione eucaristica ma si limitavano, dopo le loro preghiere nel Tempio, a consumare un misero pasto, con «gaiezza», senza sacerdoti e senza alcun apparato cultuale e nemmeno sacramentale (Atti, 2, 46; 6, 1 sg.)?

Negli Atti non si parla affatto di vino e di calici, ma solo di pane (Atti, 2,42-46) consumato con acqua. Infatti a dirigere la comunità della primitiva Chiesa di Gerusalemme era Giacomo, fratello di Gesù, che avendo fatto voto di nazireato non poteva bere vino, né usare forbici e rasoi.

Tutta la teologia critica non trova alcun collegamento fra il pasto della comunità cristiana primitiva e il successivo atto cultuale dell’eucaristia, introdotto da Paolo, per cui il sacramento cristiano dell’eucaristia è una totale sua invenzione.

La mistica transustanziazione (il cambiamento cioè del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore), divenuta dogma nel 1215, in occasione del IV Concilio Laterano, per quanto puramente simbolica, non solo era del tutto estranea alle concezione ebraiche del tempo, ma addirittura ritenuta empia e blasfema. Prova lapalissiana che derivava dai riti misterici praticati dai gentili.

Le due più antiche manifestazioni cultuali cristiane, il battesimo e la comunione, non derivano, quindi, da Cristo o dagli apostoli, ma furono create da Paolo e dalle comunità ellenistiche in strettissima relazione coi sacramenti corrispondenti delle religioni misteriche dell’Ellenismo.

Anche nel caso dell'eucarestia siamo nell'orbita dell'assurdo: un po' di farina impastata con acqua condita con una formuletta magica e voilà, il tutto si trasforma nella carne e nel sangue di un dio. Potenza della magia!

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)