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sabato 30 ottobre 2010

Gli atei devoti piacciono sempre di più in Vaticano e avranno un cardinale tutto per loro.

Dopo il sorprendente discorso di Ratzinger il 21 dicembre 2009 rivolto alla Curia per promuovere il dialogo coi non credenti, il Capo del Pontificio Consiglio per la Cultura, mons. Gianfranco Ravasi, si è messo a caccia di atei di comodo da inserire nell’austero consesso.

Mons. Ravasi, dopo aver creato nel suo dicastero un’area privilegiata da dedicare al “dialogo” con i non-credenti. da lui denominata “Cortile dei Gentili” ha subito escluso l’unica organizzazione ufficiale italiana di atei e agnostici, la UAAR, perché “folkloristica”. Per lui gli unici atei che gli interessano sono quelli conosciuti come atei devoti.

Ma che cosa s'intende con questo termine coniato da uno di loro, Giuliano Ferrara? Come gli atei-atei, anche quelli devoti hanno raggiunto la certezza che tutte le religioni sono invenzioni umane e dio una chimera per gli allocchi. Ma ciononostante sono convinti che solo pochi eletti possono sopravvivere senza le false illusioni della religione, capaci cioè di accettare che la morte per l'uomo sia la fine di ogni cosa.

Il popolo bue, no. Quello, chissà ancora per quanto tempo, non saprà accettare una fine dell'uomo così ignominiosa. Meglio farlo abbarbicare ad un un qualche aldilà, fasullo fin che si vuole, ma che dia una qualche speranza.

E chi meglio di Santa Romana Chiesa, col suo corredo di riti sontuosi, con la sua miriade di santi, madonne-patacca, reliquie necrofile, miracoli e superstizioni varie può vendere più a buon mercato la fasulla immortalità paradisiaca? Ecco perché, secondo gli atei devoti, la Chiesa va difesa, sostenuta, protetta. E la Chiesa ne è molto riconoscente.

Infatti nel treno in arrivo carico di 24 nuovi Principi della Chiesa è quasi certa la nomina a cardinale di mons Rovasi dopo il successo che si è costruito abilmente nel mondo dello spettacolo e con la sua geniale trovata di creare una Riserva indiana di atei devoti.

Tra questi non ci sarà certamente l'atea di ferro Margherita Hack, ma senz'altro Giuliano Ferrara, l’inventore della definizione di “ateo devoto” , poi Marcello Pera, il massimo esponente degli ammiratori di Ratzinger e anche Massimo Cacciari, che in tante occasioni ha rivendicato una sua personale ateità anti-laicista.

Per ultimo, ma non da meno, Massimo D’Alema, che solo pochi giorni fa si è prodotto in un esaltante panegirico sulla insostituibile funzione pubblica della religione cattolica.

Ma chissà quanti, secondo l'andazzo servile della nostra casta culturale, aspireranno ad assidersi, come gli antichi cortigiani rinascimentali, nel Cortile dei Gentili.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)