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domenica 10 ottobre 2010

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 39^ Puntata

L'indomani partirono per Betania.
“Ci recheremo in una grande masseria, tutta coltivata ad olivi, di proprietà di tre fratelli, molto ricchi e di origine nobile. Il capofamiglia è Lazzaro, un dottore della Legge. Io ho contatti solo con le sue due sorelle: Marta e Maddalena, ancora molto giovani e bellissime. Nel villaggio tutti le amano per la loro bontà, specie Maddalena. Porterò loro una boccetta di nardo, un unguento preziosissimo e raro di cui vanno matte”.

“Quanto ti fermerai?”
“Presumo molto poco. Poi proseguiremo per Gerico e domani mattina c'incammineremo per la Strada dei Ladroni.”

La masseria era molto grande e all'interno presentava uno splendido giardino con palme e fiori di ogni genere. In lontananza s'intravvedevano lunghi filari di ulivi e un grande frantoio attorno al quale s'affaccendavano alcuni operai.
Maddalena fu molto felice dell'arrivo di Giuda.

Chiamò subito Marta e insieme annusarono deliziate l'intenso profumo che emanava l'unguento di nardo. Trovarono il prezzo molto conveniente rispetto a quello di Gerusalemme e per sdebitarsi invitarono Giuda a rifocillarsi prima di ripartire per Gerico. Naturalmente fu invitato anche Davide.

Il giovane per il suo comportamento educato e gentile e per i suo portamento aggraziato fece molta impressione alle due sorelle, soprattutto a Maddalena che aveva la sua stessa età. Davide, da poco reduce dall'incontro amoroso con Debora che gli aveva fatto scoprire le misteriose attrazioni della femminilità, intuì subito la natura passionale della giovane Maddalena e tra i due s'instaurò ben presto un reciproco moto di simpatia.

Il commiato fu molto affettuoso e accompagnato dall'invito di ripassare al più presto con altri unguenti preziosi.
Giuda era molto soddisfatto perché Davide incontrava la simpatia di tutti, soprattutto delle donne, e ciò gli faceva prospettare un avvenire grandioso per il suo commercio.

L'indomani, di buonora, s' incamminarono per la Strada dei Ladroni. Era così chiamata perché lungo il suo percorso i predoni, numerosissimi, scendevano veloci dalle colline per razziare i malcapitati viaggiatori. A mano a mano che scendevano verso il sud la natura si faceva meno bella. Scarseggiavano le fonti d'acqua, il suolo diventava arido e pietroso e un'aria di mestizia sembrava avvolgere la cupa aridità dei luoghi.

Essendo molto rischioso avventurarsi da soli, prima di inoltrarsi nel luogo prescelto per il rifornimento, Giuda attese l'arrivo d'altri mercanti, quasi tutti forti e robusti; si formò una piccola carovana che avanzò compatta fino alle misere capanne, ricettacolo delle razzie. Un grasso idumeo di nome Karin gestiva con la moglie il piccolo emporio. Era allegro e cordiale e sapeva trovare immediatamente la merce richiesta, nonostante il caos che regnava dovunque.

Durante le poche ore di permanenza in quel luogo solitario, arrivarono alcuni ladri a consegnare la loro refurtiva perché venisse messa in vendita. Uno di questi, un certo Manasse, fu accolto dai presenti, compresi i mercanti, con gran riguardo e deferenza. Era un capobanda molto considerato nella zona e comandava il suo piccolo seguito con brevi ma decisi cenni del capo.

Prese subito Davide in gran simpatia e in modo scherzoso lo invitò ad unirsi alla sua banda. Quando però s'accorse di Giuda, completamente immerso nella cernita dei papiri, strabuzzò gli occhi, aprì le braccia in segno di meraviglia e gli si avvicinò esclamando con enfasi: “Ma tu sei Giuda, l'Iscariota!” e corse ad abbracciarlo. Giuda impallidì e rimase senza parole.

“So bene che non ti piace essere chiamato con questo nome di battaglia e che forse te ne vergogni” continuò Manasse. “Ma ti sbagli perché dovresti essere fiero del tuo passato di sicario e di zelota. Per un periodo, anche se breve, sei stato un combattente valoroso per la liberazione di Israele”.

“Ora non più” fece Giuda con pacatezza, essendosi ripreso dalla sorpresa. "Da molti anni ho capito che la ribellione non ha speranza. Le armate di Cesare sono troppe forti e se continueremo su questa strada finiremo tutti distrutti. Roma domina il mondo e dobbiamo rassegnarci”.

“Parli peggio di un erodiano” fece Manasse indispettito.
“Parlo come uno che ha la testa sul collo e la vuole usare” ribatté Giuda .
“La nostra lotta continuerà fino alla fine” sbottò Manasse con foga.”Solo che al momento ci manca un capo carismatico che ci conduca alla vittoria !”

“L'ennesimo Messia?” fece Giuda con sarcasmo.
Manasse non rispose, sputò per terra in segno di disprezzo e partì coi suoi senza salutare nessuno.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)