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lunedì 11 ottobre 2010

La confessione-choc dell'attore Sir Michael Caine

Sta suscitato enorme scalpore in Inghilterra la confessione-choc dell'attore Sir Michael Caine, vincitore di due premi Oscar, fatta all'emittente radiofonica Classic FM di Londra, nella quale egli ha confessato di aver chiesto al dottore di aiutare a porre fine alle sofferenza di suo padre con un'overdose di farmaci onde abbreviare la sua atroce agonia.

«Mio padre aveva un tumore al fegato, ed io ero così angosciato per le sofferenze che doveva sopportare, che dissi al medico: "non c'è nient'altro che possa fare, dargli un'overdose e porre fine a tutto questo?"

Il medico, in un primo tempo riluttante, alla fine acconsentì, forse anch'egli preso da compassione, e iniettò un'overdose di antidolorifico che in pochi minuti mise fine alle atroci sofferenze del malato terminale. Senza peli sulla lingua e con grande pathos l'attore ha spiegato di essere favorevole all'eutanasia. anche se in Inghilterra, come nella maggior parte dei Paesi, «la dolce morte» è ancora un crimine.

L'anno scorso fecero grande scalpore anche le confessioni di Ursula Frau, moglie dell'attore Horst Tappert, conosciuto in Italia come “L'ispettore Derrick”, della fortunata serie televisiva poliziesca. La donna ammise che il marito, che aveva in precedenza firmato un testamento biologico in cui invitava i medici a staccare la spina per non accanirsi sul suo corpo gravemente malato, fu aiutato a morire.

L'associazione Dignity in Dying (Dignità nella morte) ha preso lo spunto dalle dichiarazioni di Michael Caine per chiedere al governo una nuova legge che dia la possibilità ai dottori di aiutare i malati terminali a morire dignitosamente.

Anche perché si fa sempre più strada nell'opinione pubblica europea, ma non purtroppo presso la sua classe politica costantemente arretrata, l'esigenza di abbattere uno dei più pesanti retaggi dell'oppressione religiosa che impedisce all'uomo, invocando assurdi e cervellotici divieti divini, di disporre liberamente della propria salute, del proprio corpo e della propria vita come meglio gli aggrada.

E in Italia, roccaforte del massimo oscurantismo religioso, imposto dal Vaticano? Poche speranze di arrivare ad un così alto livello di libertà personale fintantoché saremmo governati da una classe politica che, per tornaconto elettorale, legifera per il Vaticano e non per i cittadini.

Il caso Englaro, che ha visto cardinali e ministri accusare di assassinio un padre perché ha voluto por fine alla vita vegetativa della figlia, psichicamente morta, dopo 17 anni di ignominioso degrado fisico, ha mostrato all'opinione pubblica italiana quanto disumana e orribile sia la tracotanza religiosa nel nostro Paese e quanto abietta la sudditanza dei nostri politici.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)