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venerdì 22 ottobre 2010

I catto-talebani italiani

È successo a Ravenna. Il parroco benedice un nuovo asilo comunale e i due assessori all'Istruzione e alle Pari opportunità, Electra Stamboulis e Rosa Giovanna Piaia, assistono alla cerimonia in disparte e in dignitoso silenzio.

Da laici non credenti, tengono un comportamento riservato e rispettoso ma staccato in quanto non si uniscono a quanti biascicano preghiere e applaudono alla cerimonia religiosa, che ritengono a livello di superstizione feudale. Apriti cielo!

I consiglieri comunali ravennati dell'UDC (vera quinta colonna vaticana) vanno su tutte le furie e protestano vivacemente perché i due assessori non si sono uniti al coro di approvazione per lo scaramantico rito del prete.

In Italia, non solo dobbiamo accettare il crocifisso obbligatorio a martellate sulla testa di tutti; non solo siamo costretti in tutte le cerimonie pubbliche a dover subire la benedizione cattolica, impartita dallo stregone di turno, ma abbiamo addirittura l'obbligo di esprimere pubblica approvazione, anche se non siamo credenti, a questi riti superstiziosi. E poi andiamo a Kabul a insegnare la laicità ai talibani.

I due assessori si sono comportati nel modo più dignitoso e rispettoso possibile e senza ipocrisia, la virtù più preclara di molti connazionali, sono stati coerenti con la loro laicità. Quindi l'accusa rivolta loro dal collega Gianfranco Spadoni (Udc) di nutrire "Pregiudizi ideologici da soviet" oltre che plateale è anche espressione di meschina intolleranza.

Ma la questione è un'altra. L'Italia, in base alla sua Costituzione, è uno Stato laico, quindi non dovrebbe in nessun luogo e in nessuna occasione assumere i segni e le liturgie proprie di una fede religiosa, anche se dominante nel Paese.

Invece avviene tutto l'opposto. In ogni ricorrenza pubblica, in tutte le cerimonie civili celebrate dallo Stato, la Chiesa la fa da padrona e surclassa le autorità politiche, vere rappresentanti del Paese.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)