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venerdì 29 ottobre 2010

La Chiesa polacca sempre più oppressiva sui temi etici.

Non accade solo in Italia che la Chiesa, potendo condizionare pesantemente la classe politica, diventi sempre più oppressiva sui temi etici, nel tentativo di imporre come legge di Stato la sua morale antidemocratica e antiumana. In Polonia sta succedendo la stessa cosa.

Questo Paese finché faceva parte del blocco comunista, prima del crollo della cortina di ferro, aveva una legge sull’aborto molto liberale. Poi, nel 1989, con il ritorno alla democrazia, la Chiesa polacca, che coi soldi del Vaticano (IOR e Marcinkus) aveva aiutato le opposizioni anticomuniste per decenni, prese il predominio sulla nuova classe politica e impose al parlamento di approvare sull'aborto una delle leggi più restrittive d’Europa, consentendolo solo in caso di rischio per la salute della madre, malformazione del feto o gravidanza per abuso sessuale.

In seguito però al boom economico che ha investito il Paese in questi ultimi anni e l'ha trasformato da Paese agricolo a potenza industriale, i costumi della popolazione sono rapidamente cambiati per cui “la legge sull’aborto è diventata ormai totalmente contrastante con il comune sentire delle donne polacche”.

In un lungo reportage del tedesco Der Spiegel veniamo ora a sapere che sempre più donne di questo Paese fuggono oltrefrontiera, per abortire nelle regioni della ex-Germania est, dove la legge per l’ interruzione di gravidanza riconosce l'autodeterminazione della donna.

Ma se la donna polacca non può permettersi le costose operazioni di IVG oltre il confine, con viaggio e tariffe a carico, deve ricorrere all'aborto clandestino: una piaga che prende sempre più piede nel Paese. “Le attiviste dei diritti delle donne stimano che oltre 200.000 sono gli aborti illegali praticati in Polonia ogni anno”, scrive il magazine tedesco.

I ginecologi polacchi, pronti a mettere in atto tali pratiche, non hanno scrupoli e si fanno pubblicità sui giornali, tanta è la richiesta, ma operano in condizioni igienico-sanitarie pessime, spesso senza neanche strumenti sterili.

L'oppressività della Chiesa, però, nel campo etico è in progressivo aumento. Infatti è di questi giorni un'altra pessima notizia che riguarda le donne polacche. La conferenza dei Vescovi sta mettendo in campo ogni arma possibile per fermare il processo legislativo che dovrebbe regolamentare la fecondazione assistita.

“Chiunque voterà leggi a favore della fecondazione in provetta” ha recentemente minacciato monsignor Henryk Hoser, primate del Paese, “si metterà automaticamente fuori dalla Comunità della Chiesa”, cioè andrà incontro alla scomunica automatica. Per la Chiesa la fecondazione assistita, accettata in quasi tutto il mondo, viene considerata “la sorellina minore dell’eutanasia”.

Il premier Donald Tusk, succeduto al super cattolico Kaczyński , ha fatto sapere di non voler farsi intimidire da un clero così oppressivo. “Sono sorprendenti le minacce e i tentativi di pressione messi in campo per fermare quella legge” ha dichiarato. “Ovviamente la Chiesa ha il diritto di esprimere la propria posizione, ma non dovrebbe mai farlo con toni così drastici”.

Dimentica che la Chiesa, la nemica più implacabile di ogni libertà, in base ai suoi assurdi principi derivati da una chimerica divinità, è sempre pronta a calpesta tutti i diritti civili, soprattutto quelli democratici e umani.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)