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sabato 30 ottobre 2010

L'oscurantismo culturale in Italia con l'”indice” e la controriforma (“L'invenzione del cristianesimo”) 208

Tutte le religioni, pretendendo di trasmettere una verità derivata direttamente da dio e quindi non soggetta a revisioni e critiche, sono nemiche di ogni libertà di pensiero che potrebbe originare idee e visioni del mondo in contrasto con esse. Ma di tutte, la massima nemica di ogni libertà, la propugnatrice del massimo oscurantismo culturale, politico e scientifico, è la Chiesa.

In questo capitolo prenderemo in esame tre argomenti che illustrano im modo lapalissiano l'oscurantismo da essa imposto al mondo occidentale, e soprattutto all'Italia, nei riguardi della cultura, della politica e della scienza. Cominciamo dalla cultura perlando dell'”Indice”.

Per la massa degli italiani il termine “Indice” risulterà del tutto incomprensibile. Di che indice si tratta, si chiederanno stupefatti! L'indice di che cosa? Invece, questa parola racchiude tutto l'oscurantismo culturale, politico e sociale che si è abbattuto sull'Italia (e in minor parte anche in Europa) dal 1559 fino al XX secolo, e che è alla base della nostra enorme arretratezza in molti campi, rispetto ai più importanti Paesi europei.

Si tratta dell'Indice dei libri proibiti (Index librorum prohibitorum) emanato dal Sant'Uffizio dell'Inquisizione sotto papa Paolo IV, e rimasto in vigore fino al 1996.

Sappiamo che fin dalle sue origini la Chiesa fu totalmente ostile alla cultura, laicamente intesa, e perfino anche a quella cristiana, intesa come libero accesso ai testi sacri (vedi il Concilio di Tolosa del 1229 che proibì ai laici il possesso della Bibbia, e quello di Terragona del 1234 che ordinò il rogo per le Bibbie tradotte in volgare).

L'unica cultura che la Chiesa riservava al credente riguardava la conoscenza, possibilmente mnemonica, del Catechismo Romano, vero manuale semplice e popolare delle cose fondamentali in cui credere, dei dieci comandamenti, del Credo, dell’Ave Maria e del Pater noster (in latino per capirli poco).

Le Sacre Scritture, e ogni analisi critica che le riguardasse, erano riservate agli ecclesiastici e a qualche laico, su dispensa papale. Quindi l'intera produzione letteraria, che non riguardasse questi elementi fondamentali della fede, era ritenuta inutile, anzi dannosa, per la Chiesa.

Perciò papa Paolo IV Carafa pensò bene di emanare l'elenco di tutti i libri allora conosciuti, che fossero anche marginalmente in dissenso con la religione cattolica, per vietarne, nel modo più assoluto, il possesso e la lettura. Chi veniva pescato con un libro proibito rischiava la galera, il processo per eresia e magari il rogo.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)