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giovedì 7 ottobre 2010

La Chiesa sempre più nemica degli scienziati benefattori dell'umanità.

L'assegnazione del Premio Nobel per la medicina a Robert Edwards ha scatenato le ire dei trogloditi vaticani irriducibili nemici di ogni innovazione medica che serva ad alleviare la sofferenza umana.

Robert Edwards, padre della fecondazione in vitro, ha consentito a milioni di copie infertili di realizzare la più nobile e umana delle aspirazioni: procreare un discendente. L'alto valore scientifico del suo lavoro, che rende possibile il trattamento dei problemi della sterilità, ha nei fatti ampliato la libertà di scelta delle persone in materia riproduttiva.

Ma per i Torquemada vaticani, quando si tratta di nascere, l'utilizzo della scienza e della tecnica è considerato un abuso in quanto bisogna farlo come natura prevede e non come i progressi della scienza medica oggi consentono.

Quando invece si deve morire, sempre secondo questi Torquemada, chi vuol farlo secondo natura deve prolungare la propria esistenza in un mare di sofferenza perché allora non è più un abuso utilizzare i progressi della scienza e le tecniche per allungare il tempo della morte con strumenti di tortura, come canule, ventilatori, siringhe e altri mostruosi aggeggi e nutrire un corpo in stato vegetativo con tubi e sonde infilati dappertutto.

Questa contraddizione deriva dalla supponenza demenziale di chi, prima inventa un dio chimera e poi fa discendere arbitrariamente da questa invenzione precetti morali irrazionali e avulsi da ogni riferimento all'uomo.

I gerarchi della SS Vaticana,sedicenti depositari delle presunte volontà del dio immaginario, nella loro immensa supponenza, vogliono adesso perfino essere arbitri sull'assegnazione dei premi Nobel, perché si ritengono unici interpreti autorizzati nel campo etico.

Purtroppo in Italia, Paese ridotto a protettorato vaticano e sottoposto alla sua teocrazia debole, la fecondazione assistita derivata da Robert Edwards è fortemente limitata dalla famigerata legge 40. Questa legge, in parte cassata dalla Consulta qualche mese fa per l’incostituzionalità di alcuni suoi punti, accoglie in pieno i precetti cattolici in materia di procreazione, ma danneggia pesantemente la salute e i diritti delle donne che ne devono usufruire.

Infatti nega la crioconservazione degli embrioni, la fecondazione eterologa e la diagnosi pre-impianto (indispensabili per evitare la nascita di bambini malformati o affetti da patologie gravi come la sindrome di Down), cose considerate perfettamente conformi alle regole della natura è quindi etiche e accettate da tutti gli Stati europei fuorché dalla Chiesa.

Allora perché in Italia vietarle in ossequio a principi religiosi che milioni di italiani considerano disumani e campati in aria? Perché negare la diagnosi pre-impianto e costringere una donna a successivi accertamenti e magari, in caso di malattie genetiche del feto, all'aborto? Perché vietare la fecondazione eterologa nel caso di totale infecondità maschile? Perché proibire la crioconservazione degli embrioni costringendo una donna a ripetute stimolazioni ormonali che ne devastano la salute?

La risposta è sempre la stessa. Per la Chiesa tutto ciò che essa considera peccato, cioè disobbedienza ad un precetto di un millantato dio, vuole che venga punito come reato.

Ma quello che vuole la Chiesa non dovrebbe interessare minimamente allo Stato perché il suo obbligo è quello di garantire la salute e il benessere di tutti cittadini, nel rispetto della loro libertà di scelta, non di obbligarli a seguire coercitivamente obblighi morali derivati da assurde favole religiose.

Purtroppo in Italia lo Stato è latitante e fa gli interessi del Vaticano e non degli italiani.

NB. È di oggi la notizia che la legge 40 sulla fecondazione artificiale torna alla Consulta. A sollevare il dubbio di costituzionalità sul divieto della fecondazione eterologa è la prima sezione del tribunale civile di Firenze. È sperabile che anche questa volta la Corte Costituzionale cancelli l'assurdo divieto imposto dal Vaticano e accettato supinamente dalla nostra classe politica bipartisan

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)