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lunedì 18 ottobre 2010

La morale mercantile delle religioni (“L'invenzione del cristianesimo”)197

La quasi totalità dei credenti è fermamente convinta che senza la religione gli uomini sarebbero dei bruti, immersi nella malvagità e nel crimine. Si tratta di uno stupido luogo comune, alimentato ad arte dai capi religiosi, ma sconfessato dal fatto che sono proprio le religioni, con le loro intolleranze, coi loro assolutismi, coi loro integralismi, a violare i più elementari principi morali e a rendere grama e infelice la vita dell'uomo.

Sono proprio loro che, millantando un'origine divina, ci impongono cervellotici divieti comportamentali che negano le nostre libertà, ci infliggono demenziali punizioni corporali (digiuni, astinenze, flagellazioni) e umilianti mutilazioni fisiche (circoncisione e infibulazione), coartano i sani istinti della natura con la sessuofobia, ostacolano ogni sana gioia di vivere e, perfino, mettono a repentaglio la nostra salute fisica (divieto dei profilattici, dei contraccettivi, dell'uso delle cellule staminali, delle trasfusioni) e disturbano il nostro equilibrio mentale, inventando maniacali sensi di colpa.

Insomma, sono proprio le religioni, con le loro assurde verità di fede, che ci impongono una morale spesso nociva, falsa e ipocrita, perché non derivata dalla natura genuina dell'uomo, ma dedotta falsamente da un'entità superiore, chiaramente inventata.

È risaputo, anche da individui dotati di modesta cultura, che la civiltà greco-romana, tramite i suoi letterati e filosofi, seppe elaborare una morale rispetto alla quale quella cristiana impallidisce. Quindi, non c’è nessun collegamento tra il senso umano del bene e del male e l’esistenza di una qualsiasi divinità soprannaturale.

La morale religiosa, sia cristiana che musulmana, è di tipo mercantile, un “do ut des”: devi essere buono per meritarti il paradiso, altrimenti vai all'inferno. Un'etica materialistica che fa dire a Einstein: «Se le persone fossero buone solo per timore della punizione e speranza della ricompensa, saremmo messi molto male». Questa forma di morale sfrutta sistematicamente il senso di colpa.

Difatti, i preti. più che incitare il fedele ad agire rettamente, si dedicano ossessivamente a enfatizzare i peccati (e a inventarne sempre di nuovi), per cui i credenti molto rigorosi sviluppano una bassissima autostima e si considerano dei reietti peccatori, spesso con seri turbamenti psichici.

I non credenti, invece, hanno un sistema etico più equilibrato e sereno, agiscono con migliore riflessività e, evitando di angustiarsi per molti peccati immaginari (dispetti a dio), godono di un migliore equilibrio psichico. Sono anche più morali, perché agiscono senza aspettarsi ricompense, fanno il bene per il bene e basta.

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)