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giovedì 7 giugno 2012

Fine della parusia (“L'invenzione del cristianesimo”) 132



Nel II e III secolo il cristianesimo si avviò, lentamente e inesorabilmente, verso un processo involutivo, trapassando da una fase di slancio rivoluzionario ad un'altra di lassismo, intolleranza e confessionalismo. Le libere comunità fondate sull'amore vennero irreggimentate da un apparato sempre più dogmatico e gerarchico e il rapporto diretto con Dio, come avveniva al tempo dei Profeti e Maestri, venne sottoposto alla mediazione burocratica del nascente clero. Insomma, si trasformarono in una nuova istituzione che diede origine alla Chiesa.

Questa istituzione trovò legittimazione nel passo di Matteo che fa dire a Gesù: «Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno sopra di essa» (Matteo 16,18). Parole inconcepibili nella bocca di Gesù, che avendo proclamato sempre l'imminente arrivo del Regno di Dio, non poteva preconizzare l'istituzione di una Chiesa, permanente nei secoli. Escatologia e Chiesa si escludono a vicenda.

Quindi il passo di Matteo viene considerato dalla teologia critica uno dei tanti falsi del Nuovo Testamento, elaborato dalla gerarchia romana e interpolato dopo il III-IV secolo. Difatti, di esso non c'è traccia negli altri Vangeli. Ma la cosa più sconcertante è che nello stesso Vangelo di Matteo, immediatamente dopo una così solenne investitura, Gesù si rivolge a Pietro esclamando:«Via dai miei occhi, Satana!» (Matteo 16,23). «Uno stesso Pietro poco prima definito santo, e subito dopo Satana, così, da un momento all’altro...» rileva perplesso Agostino (Sermones 76,3).

Concludendo, tutto il cristianesimo primitivo sia giudaico che ellenistico, nei primi tre secoli della nostra era, incentrò la sua esistenza sull'imminente ritorno del Signore dalle nuvole, come attestano molti passi delle Lettere di Paolo, dei Santi Pietro, Giacomo e Giovanni e dell'Apocalisse, nonché la produzione letteraria dei Padri della Chiesa e la vita della primitiva collettività cristiana.

«La fine di ogni cosa è vicina» preannunciava la Prima Lettera di Pietro (4,7) e la Lettera agli ebrei ammoniva: «Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire verrà, e non si farà aspettare» (10,37). E Giacomo: «Siate dunque pazienti, cari fratelli, fino alla venuta del Signore... Il giudice è alle porte» (5,7: 5,9). Per tutto l'intero II secolo rimase costante l’idea del prossimo ritorno di Gesù, come provano tutte le fonti cristiano-antiche, interne o esterne al Nuovo Testamento, e anche nel III secolo il Padre della Chiesa Cipriano sostenne con estrema decisione l’imminente ritorno del Signore.

 Ci furono, a questo proposito, in quell'epoca degli episodi grotteschi. Tanto per citarne uno: in Siria, un vescovo si incamminò verso il deserto seguito da tutti i fedeli, bambini compresi, per andare incontro all'imminente arrivo del Signore, con le conseguenze che si possono facilmente immaginare.
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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)