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domenica 5 settembre 2010

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 34

"Ma tu come sai queste cose? Mica si trovano nelle Scritture?" fece Davide, sorpreso di quelle notizie che non aveva mai sentito.

"Le ho lette da antichi testi egiziani e greci. Credi che tutti questi rotoli che mi circondano siano qui per adornare le pareti E conosco anche le trascrizioni di molte tavolette d'argilla degli antichi Assiri. Mi devi credere: quello che ti ho riferito è la pura verità. Manetone, storico egiziano, ci ha spiegato che il vero monoteismo fu fondato dal faraone Amenofi IV, meglio conosciuto come Akhenaton.

"Egli, poco dopo essere salito al trono, attuò una radicale rivoluzione religiosa, cancellando la religione politeista e sostituendo il molteplice pantheon egizio con un solo dio chiamato Aton, Mosè, suo stretto parente, divenne il suo più convinto sostenitore ma la gerarchia sacerdotale si ribellò e Akhenaton fu prontamente eliminato.

"Mosè, allora, secondo Strabone, essendo nel frattempo divenuto governatore della provincia di Gosen nel delta del Nilo, dove era concentrata la maggior parte dei semiti ridotti in schiavitù, per un intimo, irrefrenabile impulso a voler attuare con un nuovo popolo quella riforma religiosa che era stata il sogno del suo faraone, decise di mettersi a capo delle tribù semite della sua provincia, liberarle dalla schiavitù e condurle verso la terra di Canaan da dove erano arrivate quattro secoli prima.

"Ebbe così inizio il grande Esodo durante il quale Mosè cercò di impose ai nostri antenati, con la coercizione, il dio unico che aveva ereditato da Akhenaton. Per riuscirci, instillò loro la convinzione di essere il popolo prediletto di questo Dio, l'unico eletto tra tutti i popoli del mondo, e di essere stato premiato col diritto divino, di possedere in eterno la Terra di Canaan. Per un popolo di diseredati e di sradicati, quali erano i nostri antenati, queste due promesse: il sangue divino e il possesso perenne di una terra sgorgante latte e miele, fu la carta vincente.

"Ma questo Dio, concepito da Akhenaton come unico, sublime e dotato di trascendenza, onnipotenza, bontà infinita, e sommamente pacifico, perché aborriva la guerra, rifiutava i sacrifici cruenti, amava la serenità dell'esistenza umana, i sentimenti del cuore e il rispetto della natura, quando fu trasmesso da Mosè a un popolo rozzo, incolto e abbruttito da secoli di schiavitù, quale era la schiera da lui adottata, si trasformò in un Dio infinitamente minore, quale ci viene trasmesso dalla Bibbia: appunto il nostro miserabile Jahvè.

“Come fai a definire il nostro Jahvè un Dio miserabile” fece Davide allibito.

“Perché, come ce lo presentano le Scritture, è un essere ignobile, fatto su misura dell'uomo. Infatti, è un Dio geloso, permaloso, collerico, vendicativo, sempre pronto alla minaccia e al castigo nei riguardi del suo popolo eletto; violento e sanguinario contro tutti gli altri popoli del mondo. Più che un Dio, possiamo considerarlo un totem tribale.

“Ma devi convenire che almeno noi abbiamo la Legge che ci eleva sopra il restante genere umano” fece David in un estremo tentativo di salvare il salvabile.

"La Legge!" esplose Mordekai con sarcasmo. "Quell'accozzaglia di seicentotredici norme pedanti e insulse che hanno lo scopo di trasformare la nostra vita in un continuo divieto e in continue dispute assurde per la sua interpretazione. L'unica vera legge è quella che riconosce sempre e dovunque la libertà dello spirito. Solo la libertà è verità. La vera religione è libera da ogni forma esteriore di culto e si fonda, oltre che sulla libertà dello spirito, sulla purezza del cuore, sulla giustizia e la solidarietà umana. Il resto è tutta incrostazione e morte dell'anima".

"Ma allora, se non esiste un Dio personale come Jahvè, che altro c'è cui credere?" fece Davide in preda e viva agitazione.

"Ad un Dio inteso come realtà impersonale e di cui il mondo, l'universo e noi uomini, ma anche l'intera natura, siamo parte indifferenziata, estensione della sua divinità. L'umanità dunque è divina e compito dell'uomo è capire questa sua divinità per poi congiungersi alla Coscienza Universale che tutto comprende.

"Compito immane, per il raggiungimento del quale l'uomo deve elevarsi a più livelli di coscienza. La crisi dell'umanità non dipende, come strombazzano i nostri profeti, dalla ribellione peccaminosa a precetti assurdi e a ridicoli divieti divini, ma dalla nostra lentezza a comprendere l'innata divinità che è in noi. L'uomo è, nella sua essenza, eterno e infinito. In qualche modo è sempre esistito e sempre esisterà".

"Questo me l'ha detto anche..." fece Davide, sempre più sconvolto dalle parole di Mordekai. Ma s'interruppe perché non voleva rivelare il suo segreto.

"Il vecchio saggio" continuò Mordekai.

"Come lo sai?" esclamo Davide al colmo dello stupore.

"Anch'io l'ho incontrato, in una specie di visione, e so riconoscere all'istante chi, come te, è sotto la sua guida" rispose Mordekai.

"Ne rivedo sempre il volto e in molte circostanze risento le sue parole che mi spronano ad agire in un determinato modo, anche contro la mia volontà" proseguì Davide. "Sono sempre più convinto che si tratti del profeta Elia".

"Macché Elia, macché profeti! Quelli sono personaggi negativi che hanno sempre inculcato nel nostro popolo il terrore della collera divina, per tenerlo succube. Quello che ti è apparso è il tuo spirito guida, un essere altamente positivo che ha il compito di seguirti affinché tu possa attuare la missione che ti eri proposto prima di nascere.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)