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sabato 2 ottobre 2010

I miracoli attribuiti a Gesù (“L'invenzione del cristianesimo”) 184

All’interno di questo clima di superstizione primitiva possiamo ammettere alcuni dei cosiddetti miracoli di Gesù, riconducendoli a influenze di natura psicologica per le guarigioni di malattie psicogene, neurasteniche, isteriche o schizofreniche.

Comunque tutti i miracoli attribuiti a Gesù erano già avvenuti in età precristiana e presso ogni altra antica religione, come nel Brahmanesimo, nel Buddismo, ed erano così normali al suo tempo che gli stessi evangelisti attribuiscono la capacità di compiere miracoli anche ai rivali di Gesù (Matteo 12, 27; Marco 9, 38; Atti 8, 9ss).
In tutte le religioni, infatti, la massa vuole prodigi, magie, non autentica spiritualità.

Quando Giovanni Battista, imprigionato da Erode Antipa, mandò i suoi discepoli a chiedere a Gesù se fosse colui che doveva venire – ignorando di aver dichiarato al momento del battesimo che riconosceva in Gesù il Messia (Matteo 3,11-17) - egli rispose: "Andate a riferire a Giovanni quello che voi udite e vedete: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i morti risorgono... " (Matteo 11,2-5; Luca 7,18-22).

Qui è indubbio che ci troviamo di fronte a delle chiare invenzioni mitologiche, anche se possiamo ammettere che Gesù, fin dall'inizio della sua vita pubblica, oltre alla predicazione messianica, si dedicasse alle pratiche di esorcismo e di guarigione, facoltà da lui apprese dagli esseni, che erano considerati dei terapeuti. Il clima di esaltazione e di fanatismo dell'epoca favoriva il proliferare di forme estreme d'isterismo, spesso di origine religiosa.

Gli indemoniati e i posseduti erano molto diffusi, specie tra la gente più povera. Si trattava, in realtà, di individui psichicamente disturbati che, per un fenomeno che oggi potremmo definire di psicosomatismo, accusavano disturbi fisici di vario genere: dal rattrappismo degli arti, alla cecità, al mutismo, al delirio di autopunizione e così via.

Secondo la mentalità dell'epoca, ogni malattia era frutto del peccato e di conseguenza la guarigione era prima morale e poi fisica. Gesù, che frequentando i terapeuti esseni aveva probabilmente sviluppato una sensibilità così acuta da entrare facilmente in sintonia con questi disturbati, convinti di essere posseduti dal demonio, con estrema semplicità e senza complicati rituali, li convinceva del perdono dei loro peccati e così li liberava dalle loro ossessioni, dai loro mali oscuri.

Ma per farlo aveva bisogno di una fede cieca da parte loro nei suoi poteri taumaturgici e dell'appoggio psicologico dei presenti. In caso contrario, falliva. Ce lo conferma Matteo quando ci spiega che Gesù a Nazareth "...non fece miracoli a causa della loro incredulità" (Matteo 13,58).

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)