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venerdì 1 ottobre 2010

I miracoli nell'antichità (“L'invenzione del cristianesimo”) 183

Sono una colossale bufala che la Chiesa ha sempre strumentalizzato, calcando la credulità delle masse ingenue e superstiziose. Gli italiani, vivendo in un Paese fortemente cattolico, sono convinti che i miracoli siano una prerogativa della loro religione. Ma non è così e non è mai stato così.

Ai miracoli l'umanità ingenua ha creduto da sempre e nell'antichità più che ai nostri giorni. Ai tempi di Gesù, non solo in Palestina, ma in tutto l'impero romano, i miracoli erano all'ordine del giorno. Il mondo antico era dominato dalla superstizione e da fedi apocalittiche per cui il soprannaturale e il meraviglioso erano la norma, non l'eccezione. Ovunque vagabondavano visionari, guaritori, taumaturghi, ispirati da dio, ai quali venivano attribuiti miracoli di ogni genere, anche resurrezioni.

Fiorivano i culti iniziatici più disparati, improntati alla magia e alla mantica, che spesso mescolavano atteggiamenti penitenziali e orgiastici e prevedevano la venuta di una qualche divinità celeste. Petronio Arbitro riassume in una battuta sarcastica lo spirito della sua epoca affermando che le presenze divine pullulavano così numerose al suo tempo che era più facile, per la strada, incontrare un dio che un uomo.

Tutti facevano miracoli, anche gli Imperatori. Vespasiano, come ci tramandano Tacito e Svetonio, guarì paralitici e ciechi, esattamente come faceva Gesù, spalmando sulle ciglia un miscuglio di saliva e di polvere.

Contemporaneo di Gesù visse il filosofo neopitagorico Apollonio di Tiana che percorse l’Asia Minore, la Siria, la Grecia fino a Roma, operando prodigi e miracoli come un inviato divino, e dopo la morte, secondo i suoi discepoli, resuscitò e salì al cielo. Una controfigura di Gesù.

Erano rari gli uomini totalmente estranei all’atmosfera di psicosi religiosa di massa, come Luciano di Samosata (il Voltaire del suo secolo), i cinici Enomao di Gadara e Diogene Laerzio, che schernivano spietatamente l’esercito dei bigotti e degli stupidi.

Invece, Cicerone e Strabone, che non credevano negli dèi e nei miracoli, ritenevano che fosse necessario condurre al timore di dio le donne e il popolino, mediante favole e storie miracolose. Cioè attribuivano, saggiamente, alla religione una funzione politica.

1 commento:

  1. Il cattolicesimo non coincide con l'Italia e no, gli italiani non sono tutti cattolici. I cattolici (e tanto meno gli italiani) non ritengono affatto che i miracoli avvengano solo nel cattolicesimo e nemmeno nel cristianesimo in generale. Non potrebbero farlo, visto che considerano gli esseri umani tutti creature di Dio, e che ritengono che lo Spirito Santo agisca come e dove vuole (oh, è teologia spicciola, ve'!). E non pensano nemmeno che nel passato precristiano non vi potessero essere miracoli, per le stesse ragioni. Di Apollonio di Tiana, s'è per questo, si sa anche che veniva effigiato con tratti fisionomici tipici della iconografia di Gesù Cristo. Alcuni ritengono addirittura che i tratti con cui viene poi nei secoli rappresentato Gesù derivino proprio dal modello iconografico di Apollonio. Quella dei sovrani taumaturghi è un qualcosa che c'è sempre stata, e che è potuta dipendere da una storiografia "benevola". L'uso della religione come strumento del potere c'è sempre stato, quantunque non sempre con il livello di consapevolezza odierno, e non dipende dalla fede in sé, così come l'uso della scienza come strumento del potere e della propaganda non dipende dalla "scienza" in sé. Come "rigore" (quale viene avocato a sé nelle "informazioni personali" in calce alla pagina web) non c'è male. È più facile che Lei viva disagi attaccando altre "religioni", compreso l'ateismo. Un modo semplice per rendersene conto è quello di farsi un giro per il web, e leggere i commenti sprezzanti nei confronti di chi crede o si è convertito. O la libera offesa con la bestemmia, di solito totalmente gratuita. Ma forse non è un problema, vero? Tanto, come Lei serenamente scrive, si tratta, riguardo ai credenti, di un "esercito di bigotti e di stupidi"... Alla faccia del rispetto della persona...
    Continui pure a scrivere i suoi "rigorosi" libri, "dissacratori" (come centinaia di altri volumi. A proposito, perché non scrive qualcosa sull'Islam?) e modaiolamente "in controtendenza" (come centinaia di altri volumi. Cito solo Biglino, Odifreddi e Augias, per restare a tre esempi più conosciuti italiani. A proposito, perché non scrive qualcosa sull'Islam?). Continui a scrivere, e non tema di citare il nome della sua città o di rivelare la sua identità: non vive a Teheran e nemmeno a Medina. Quando si cavalca l'onda, non si rischia proprio nulla: c'è l'esercito degli illuminati e degli intelligenti che ci sostiene, e ostracizza, stigmatizza e ridicolizza tutti gli altri. Tanti saluti

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)