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domenica 8 aprile 2012

In nomine Domini 9


Nonostante si fosse coricato quasi all'alba, all'indomani Alberico si alzò molto presto come di consueto, a differenza degli altri membri della famiglia che dormivano fino a tarda ora, e andò subito in cerca di Pacomio. Dall'accoglienza un po' diffidente dell'eunuco capì che le guardie lo avevano edotto sui fatti della notte e ciò lo mise di buon umore. Lo prese sottobraccio e con modi estremamente gentili lo persuase ad indicargli qualcuno che, avendo svolto qualche incarico importante nel governo della città, fosse in grado di chiarirgli gli avvenimenti più significativi accaduti a Roma nell'ultimo ventennio. Pacomio prima negò ogni possibilità di aiutarlo, poi tergiversò, e alla fine - il ragazzo gli era molto simpatico - accondiscese, sussurrando guardingo e con un fil di voce un nome che ad Alberico suonò completamente nuovo: il diacono Ascanio. Viveva costui molto appartato e schivo in una piccola casa sull'Aventino, circondata da un orto delizioso.
Alberico ringraziò e prima di montare a cavallo, seguito dalla sua scorta, per andare alla ricerca del diacono, pregò l'eunuco di dire a sua madre, se chiedeva di lui, che era andato a caccia..
Non tardò ad individuare la casa, molto modesta all'apparenza, che s'intravedeva solitaria in mezzo ad alberi maestosi che creavano meravigliosi effetti cromatici col loro fogliame tinteggiato dai colori dell'autunno. L'orto che la circondava, piuttosto esteso, era cintato da una robusta palizzata che lo salvaguardava da intrusioni indesiderate.
All'avvicinarsi del drappello, un ungaro, riconoscibile facilmente dai tratti del volto , s'affacciò sospettoso all'ingresso, chiuso da una robusta cancellata, e avendo riconosciuto i colori della casa Teofilatto, aprì i battenti salutando gli ospiti con un linguaggio barbarico che risultò loro incomprensibile. Non era la prima volta, infatti, che l'ungaro accoglieva visite da parte di messi inviati da Marozia che voleva consultare segretamente il diacono.
Sistemate le guardie nella stalla, condusse Alberico dal padrone di casa che stava nel suo studiolo intento a ricopiare un testo latino che gli era stato prestato da un monastero di Orte. Alberico s'aspettava di trovarsi davanti un vecchio canuto e magari decrepito, invece vide un uomo ancora giovane, con una folta chioma fulva e il portamento fiero e austero. Gli piacque subito perché intuì che era schietto e aperto.
"Chi sei?", chiese il diacono senza inutili preamboli e osservandolo attentamente. "Sembri come una goccia d'acqua a qualcuno che ho conosciuto vent'anni fa", continuò perplesso. Poi aggiunse: "Era come te alto, biondo con gli occhi azzurri e aveva il tuo stesso aspetto marziale".
"Forse alludi a mio padre", rispose il giovane, commosso per quelle parole.
"Il marchese Alberico di Spoleto?", interrogò il diacono.
"Proprio lui", rispose il giovane con un nodo alla gola.
Un ampio sorriso allietò il volto austero di Ascanio il quale, aprendo le braccia, esclamò visibilmente commosso: "Posso abbracciare il figlio di colui che assieme a papa Giovanni X liberò Roma e l'Italia dalla minaccia saracena, debellandola definitivamente?" E senza attendere un risposta strinse a sé il giovane con un abbraccio forte e caloroso.
Seguirono attimi di reciproca commozione. Poi Alberico chiese: "Come hai conosciuto mio padre?"
"Sono stato per molti anni al servizio di papa Giovanni X, come suo amanuense e segretario, e ho partecipato attivamente all'organizzazione della campagna militare che lui, assieme a tuo padre, combatté contro i saraceni sul Garigliano. Per molto tempo sono stato in contatto quotidiano con entrambi, sia a Roma, sia nel campo delle dure battaglie da loro sostenute".

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)