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domenica 15 aprile 2012

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 113


Paolo impiegò alcuni giorni per riprendersi completamente e appena tornò nel pieno delle sue forze, si presentò nella sinagoga di Damasco e, tra la costernazione generale dei presenti, dichiarò che Gesù era il prescelto del Signore, l'Unto, il Messia tanto atteso dal popolo d'Israele. Egli, dopo essere stato martirizzato, era risorto e asceso al Cielo e sedeva alla destra di Dio Padre. Con lui aveva avuto inizio l'era messianica e, nel suo nome, le genti del mondo si sarebbero presto unite per adorare il Dio d'Israele. Solo chi avesse creduto nella parusia, cioè nel suo imminente ritorno sulle nuvole, avrebbe trovato la salvezza.
Questo discorso suscitò una violenta reazione da parte del rabbino e di molti degli ortodossi presenti e Paolo fu malmenato e cacciato dalla sinagoga con pesanti minacce. Il rabbino, che s'aspettava da lui le credenziali del sommo sacerdote che l'autorizzasse a perseguitare i seguaci della Via residenti in città, di fronte al suo inspiegabile voltafaccia, si diede ad ordire un complotto per farlo rapire e consegnare ai sacerdoti del Tempio. Molti ebrei della città si offrirono per attuare questo disegno. Ma Paolo, messo in guardia da Rufo, che aveva orecchi dappertutto, trovò rifugio in un nascondiglio sicuro, in attesa che si chiarisse la situazione.
Durante questo periodo di clandestinità Paolo riuscì ad avere un breve colloquio con Davide, anch'egli molto perplesso sulla sua conversione. Fu un incontro schietto e in parte aspro come quello precedente, durante il quale Paolo raccontò, con accenti drammatici, che durante la sua folgorazione era stato rapito in paradiso e aveva udito cose indicibili. Dopo questa apparizione, Paolo aveva maturato la certezza assoluta di essere l'unico in possesso della verità e di doverla trasmettere all'intero genere umano. Davide sbagliava a ritenere Jahvè un deuccio tribale. Era il vero e unico Dio dell'universo. Gesù gli aveva affidato il compito di annunciarlo a tutta l'umanità e quando questo, in breve tempo, fosse avvenuto, quando cioè tutto il genere umano avesse conosciuto il Dio d'Israele, Gesù sarebbe tornato tra le nuvole, come il Figlio dell'Uomo profetizzato da Daniele, e la Fine dei Tempi sarebbe giunta per dare inizio al Regno dei Santi. Anche i gentili, e tutto il restante genere umano, sarebbero stati coinvolti in questo progetto di salvezza.

La situazione per Paolo peggiorò rapidamente. Non solo gli ebrei della sinagoga ma anche i seguaci della Via, che erano stati da Paolo cacciati da Gerusalemme, per nulla convinti della sua conversione, gli si mostrarono ostili ed egli, temendo della sua vita, su consiglio di Rufo, decise di fuggire in Arabia. Anche la sua famiglia, avvertita tempestivamente dai sacerdoti del Tempio dell'incredibile voltafaccia del loro congiunto, lo aveva estromesso dall'azienda, per cui ora Paolo si trovava senza risorse su cui contare. Nell'attesa di mettersi in proprio a costruire tende, Rufo, che teneva molto alla sua collaborazione, gli offrì un contributo in denaro.
Quando l'occasione si fece propizia, in piena notte lasciò il suo nascondiglio segreto e si rifugiò nel regno dei nabatei, dove Gerusalemme non avrebbe potuto esercitare alcun controllo. Vi rimase tre anni dedicandosi alla costruzione di tende per l'esercito di Areta IV e continuando le sue visioni celesti nelle quali Gesù, seduto alla destra di Dio, era in attesa di scendere dal cielo per liberare Israele.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)