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domenica 8 aprile 2012

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità). 112


Giuda e Davide non avevano mai preso contatto con Jeu, il rabbino di Damasco. Sapevano, però, che era un tipo duro e spigoloso, molto legato ai sacerdoti di Gerusalemme. Un giorno capitò in copisteria per acquistare una copia della Bibbia dei Settanta. Giuda approfittò dell'occasione per intavolare il discorso sui seguaci della Via da poco giunti da Gerusalemme.
"Sono tutti da lapidare", fece con manifesto odio e disprezzo. "Appena sono arrivati a Damasco hanno suscitato disordini e tafferugli perché volevano imporre a tutti le loro farneticazioni sul nuovo re Gesù. Sono fuori di testa e parlano continuamente del ritorno del Risorto dalle nuvole. A nulla è servito spiegare loro che noi, ebrei della sinagoga, vogliamo essere lasciati in pace, seguire le nostre vecchie pratiche di pietà, fare la nostra elemosina, badare ai nostri affari; che del loro falso Messia non ce ne frega niente, che a noi i romani vanno più che bene dal momento che ci lasciano vivere come vogliamo, che il re ce l'abbiamo già nella figura dell'imperatore e non intendiamo cambiarlo. Tutto inutile. Abbiamo dovuto cacciali dalla sinagoga e pregare Gerusalemme che se li venga e riprendere. E poi, sono tutti nazirei e da mesi non si tagliano barba e capelli. Fanno anche schifo, tanto sono sozzi!"
Infatti a Giuda, Filippo e gli altri erano apparsi stralunati e capelloni. Nell'attesa del ritorno di Paolo, preannunciatagli da Ptolomeo, Giuda si era accordato con Rufo per essere messo subito al corrente del suo arrivo.
E fu proprio quest'ultimo, in preda a viva eccitazione, a presentarsi in piena notte in casa di Giuda per comunicargli che qualcosa di grosso era accaduto a Paolo, nei pressi di Damasco. Dalle poche informazioni che aveva ricevuto pareva che egli fosse caduto improvvisamente a terra, colpito forse da un malore improvviso, e trasportato dalla sua scorta, completamente privo di sensi, nella casa di un ebreo. Di più non sapeva ma avrebbe provveduto a portare subito assistenza al suo amico.
Davide spiegò a Giuda che si trattava senza dubbio di un altro attacco di mal caduto ma Giuda passò la notte insonne in attesa di successive notizie.
Nel primo mattino giunse Rufo, trafelato, a raccontargli che Paolo era ancora svenuto e che, di tanto in tanto, delirava. Nei suoi vaneggiamenti aveva chiesto più volte di lui, Seforo e anche di Davide.
Sia pure di malavoglia, i due accettarono di recarsi nella casa in cui Paolo giaceva. Trovarono che si era svegliato dallo svenimento ma che, essendo stato ferito alla fronte durante la caduta, aveva gli occhi malconci e non riusciva a distinguere le persone.
Riconobbe subito la voce di Davide e lo ringraziò per essere venuto. Raccontò con un filo di voce, tra lo stupore dei presenti, che, approssimandosi alla città, era stato assalito da una specie d'angoscia mortale e, improvvisamente, si era sentito folgorare da una visione paradisiaca nella quale gli era apparso Gesù, seduto alla destra di Dio, splendente di luce. Volgendosi a lui, con espressione amorevole, il Risorto lo invitava a desistere dal perseguitare i suoi seguaci e a diventare l'apostolo della parusia imminente. Quella visione lo aveva accecato e fatto cadere al suolo.
In un primo momento Giuda e Davide ritennero che stesse ancora delirando ma Paolo riprese a parlare della sua rivelazione e della sua visione ineffabile con parole così sincere e piene di commozione, nonostante il sottil filo di voce, da far dubitare che fosse ancora fuori di sé.
Rimasero con lui per l'intera giornata. Paolo alternava momenti di lucidità a momenti d'assopimento. Una cosa era certa: pareva totalmente cambiato, aveva subìto una metamorfosi improvvisa, radicale e assoluta. Era diventato un uomo nuovo. La sua espressione, nonostante il viso tumefatto, si era addolcita, perdendo l'aria truce e crudele che la contraddistingueva prima.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)