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lunedì 30 aprile 2012

L'innesto del paganesimo nel cristianesimo personale di Paolo (“L'invenzione del cristianesimo”) 100


Comprendendo che la sua missione era ormai rivolta alla conversione dei gentili, verso i quali sentiva più affinità spirituale che coi suoi correligionari, ritenuti incapaci di uscire dalla loro concezione tribale, egli inserisce nella nuova teologia che andava elaborando, gli elementi più significativi che caratterizzavano la religione pagana.

Quindi, dopo aver recuperata la parte spirituale del messianismo, che si riprometteva di costruire uno Stato ideale nel quale gli uomini si amassero tra loro come fratelli, dove la povertà, intesa come scelta di vita, avesse eliminato l'arroganza delle ricchezza e resi gli uomini uguali, dove infine regnassero la verità e la giustizia, e dopo aver scorporata da esso ogni rivalsa nazionalistica e di terrorismo politico, Paolo, che conosceva alla perfezione il mondo pagano e le sue profonde aspirazioni, innesta in esso la figura di un salvatore universale, che dopo essersi incarnato e immolato per il bene dell'umanità, risorge dalla morte, come gli dèi Osiride, Attis, Mitra e Dioniso, sicuro che avrebbe avuto un enorme riscontro in milioni di persone, perché toccava le loro ansie più profonde e dava una risposta di salvezza al loro immaginario collettivo.

Al tempo stesso Paolo, attratto dai culti misterici orientali e dal fatto che ad Antiochia i cristiani ellenisti cominciavano ad invocare Cristo con l'appellativo di Kyrios, cioè Signore in senso divino, iniziò quel processo di deificazione del Cristo che avrebbe lentamente trasformato Gesù uomo, da Messia escatologico e apocalittico, in "Nostro Signore Gesù Cristo Figlio di Dio” e lo avrebbe fatto assurgere lentamente alla parità col Padre. Se Paolo fu l'iniziatore di questo processo di deificazione, penseranno poi i suoi seguaci, seguiti dai discepoli di Marcione, dai Padri dalla Chiesa e soprattutto dall'imperatore Costantino nel Concilio di Nicea del 325, a codificare questa sua divinità consustanziale al Padre e a imporla anche a quanti non la condividevano.

A completamento della sua nuova teologia Paolo inserì anche, con l'istituzione dell'eucaristia, la teofagia, così profondamente sentita da tutto il mondo gentile, che vedeva in essa l'unione amorosa del dio salvifico con l'uomo. Infine, volendo dare al neocristianesimo un rito iniziatico che sostituisse la circoncisione, ritenuta da Paolo un serio ostacolo per chi voleva abbracciare la fede in Cristo, sancì il rito del battesimo, già in uso tra i pagani.
Questo in sintesi il corpus paolino dal quale nasce gran parte del cristianesimo. Non elaborò il culto di Maria e la nascita verginale, che fu in gran parte opera dei suoi seguaci e dei Padri della Chiesa, i quali, per convalidare la deificazione di Cristo si trovarono nella necessità di dargli un seme divino. Infatti, nelle tredici Lettere paoline, Maria non viene mai nominata e di lei c'è solo un cenno indiretto, laddove dichiara Gesù " nato da donna" (Galati 4,4), senza aggiungere altro.

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)