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domenica 22 aprile 2012

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità). 114


Il rabbino di Damasco era diventato un cliente assiduo di Giuda e lo teneva costantemente informato sui seguaci della Via. Giuda venne così a sapere che Paolo, rientrato dal suo esilio in Arabia, si era stabilito ad Antiochia ove aveva creato disordini nella sinagoga della città. I giudei della sinagoga si rifiutavano di accettare la sua parusia e giudicavano Gesù un falso Messia, mentre i timorati di Dio, quei pagani che frequentavano le sinagoghe come uditori, attratti dal monoteismo e dalla profonda eticità dell’ebraismo, la accoglievano con entusiasmo. Per distinguerli dai giudei della sinagoga, furono chiamati "cristiani". Questa parola greca significava "messianisti" perché il termine Messia, cioè Unto, Liberatore d'Israele, veniva tradotto in greco col termine Cristo (Christòs). Paolo dunque era diventato il capo dei cristiani ellenisti con grande disappunto degli ebrei della sinagoga.
Appena Rufo venne a sapere che Paolo era rientrato dall'Arabia, lo invitò a Damasco. Egli non si fece attendere e in incognito si presentò prima a Rufo per discutere di affari e poi in casa di Giuda. Fu accolto con grande rispetto, nonostante le divergenze religiose, e ospitato per alcuni giorni.
Erano molte le cose che volevano dirsi Giuda, Davide e Paolo perciò, dopo un lauto pranzo servito da Berice, si appartarono, questa volta nel giardino fiorito.
"Sono tornato pochi giorni fa da Gerusalemme", esordì Paolo. Era così cambiato che sembrava un altro uomo, totalmente diverso da quello che conoscevano."Ho incontrato i capi della Via e ho rischiato grosso".
"Chi hai visto esattamente?" chiese Giuda.
"Giacomo, fratello di Gesù, Cefa e Giovanni di Zebedeo. Li ho incontrati quasi in segreto, per intercessione di Barnaba, un ebreo di Cipro che ho conosciuto ad Antiochia. Gli altri membri della setta mi sono stati preclusi per timore di una loro vendetta nei miei confronti a causa delle mie passate persecuzioni. Sono stati molto freddi e duri con me. Non credono alla mia conversione. Soprattutto non credono alle mie visioni".
"Non è facile per chiunque credere nelle visioni degli altri", ammise Davide.
"Eppure io le ho frequenti, nitidissime e più vivide della realtà".
"Non pensi che siano legate al tuo morbo sacro?" chiese Davide con schiettezza.
Paolo rimase perplesso. "In un certo qual modo sì", ammise. "Ma gli attacchi cui vado soggetto sono gli strumenti di Dio per illuminarmi. Per niente la mia malattia si chiama morbo sacro".
"E cosa vedi esattamente?" chiese Davide.
"Mi sento come rapito al terzo cielo, in un mondo ineffabile. Sono avvolto da una luce splendente e da suoni meravigliosi. Vedo Gesù, il Crocifisso Risorto, seduto alla destra del Padre, circondato da angeli. Gesù mi invita a diffondere nel mondo l'annuncio della sua imminente venuta, senza fare distinzione tra ebrei e gentili. Quando ridiscendo sulla Terra mi sento invadere da un sacro fuoco che mi incita all'azione".
"Che altro vedi?"
"In altre visioni vedo Gesù crocifisso che offre il suo martirio a Dio. La morte sulla croce del Messia martirizzato si è impressa nella sua mente come un marchio a fuoco. Ho assistito, mentre ero guardia del Tempio, ad alcune crocifissioni durante le quali ho visto i corpi straziati dei crocifissi coperti di sudore, sangue, pus ed escrementi, nella più atroce sofferenza e indegnità umana. Come è possibile, mi chiedo, che il prescelto del Signore, l'Unto, il Messia d'Israele abbia dovuto subire una morte così orribile? Solo un profondo significato mistico può giustificare un così atroce evento. Gesù, il Messia, è morto da martire per salvare l'umanità intera, cioè giudei e gentili, da una condizione generale di perdizione e di peccato. Dio ha predisposto la salvezza attraverso la morte di un essere divino, il Signore della gloria, Gesù Cristo, che con la sua morte ha consentito che la liberazione sia concessa a tutti, senza distinzione tra circoncisi e incirconcisi. Gesù che muore sulla croce è il simbolo della volontà salvifica di Dio. Quindi la Croce, anziché terribile offesa, è il mistero della nuova vita, è l'evento mistico, frutto di un disegno divino, momento d'inizio della salvezza dell'umanità".
"Che intendi fare ora che hai contro Gerusalemme e i giudei della diaspora legati alla sinagoga?" chiese Giuda.
"Continuerò a diffondere in Asia, in Grecia e lungo il Mediterraneo, ai miei connazionali e ai gentili la fede nel ritorno del Risorto e nella salvezza di tutti gli uomini col sacrificio della Croce. Sapete bene che sono divorato da un fuoco sacro che niente e nessuno potrà spegnere dentro di me se non la morte".
Le parole di Paolo fecero ad entrambi un'enorme impressione. E se dietro quel suo incrollabile fanatismo ci fosse lo zampino del Potere? Davide cominciò a pensarlo con insistenza.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)