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domenica 22 aprile 2012

Peccato e Redenzione. La nuova teologia di Paolo: l'immortalità dell'anima e la redenzione. 66


Il concetto di redenzione, dopo quello del peccato originale, diventa così il secondo pilastro fondamentale del cristianesimo, il cuore pulsante della nuova religione. Se l'uomo non fosse stato redento da Gesù Cristo, tutto l'edificio del cristianesimo risulterebbe inutile.

Peccato originale e redenzione sono quindi inscindibili per il cristianesimo. Lo conferma Tommaso d’Aquino con la celebre formula: «Peccato non existente, Incarnatio non fuisset»; cioè: «Se non vi fosse stato il peccato [originale], non avrebbe avuto luogo neppure l’Incarnazione» («Summa Theologiae», III, q. 1, a. 3).

Per la scuola tomista, Cristo si è incarnato per redimere l’umanità peccatrice; dunque, egli ci ha riscattato a caro prezzo perché fossimo liberati dagli artigli del diavolo e dalla morte stessa, frutto del peccato, donandoci il dono dell'immortalità.

Ma a sua volta l'immortalità comporta l'idea terrificante del giudizio di dio al momento della morte per stabilire se, in base alla nostra condotta, meritiamo il premio o il castigo nell'aldilà eterno. Questo concezione era diffusa fin dai tempi più remoti presso la religione degli antichi Egizi, dove il dio Anubi con la testa da sciacallo pesava sulla bilancia il cuore dei defunti per pronunciare il suo verdetto.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)