Visualizzazioni totali

venerdì 27 aprile 2012

La natura umana corrotta e peccatrice alla base della teologia paolina (“L'invenzione del cristianesimo”) 98


Non è facile intuire e capire il profondo travaglio che portò questo grande riformatore religioso, al cui confronto il Gesù storico non è nessuno e il Gesù teologico, ereditato dalla Chiesa, una sua totale invenzione, a forgiare un messaggio che toccasse le ansie più profonde degli uomini della sua epoca, la loro aspirazione all'amore universale e all'innata esigenza di giustizia sociale, e che facesse sentire la salvezza come un rapporto intimo e diretto tra l'uomo (l'uomo qualunque) e Dio.

Va subito precisato che la dottrina cristiana che Paolo fece propria, e che ricaviamo dalle sue Lettere, non deriva dai Vangeli, anzi sono invece i Vangeli che derivano da questa. Nasce dalla sua convinzione personale che la natura umana è corrotta e che solo il sacrificio di Gesù Cristo può redimerla.

L’universalità della corruzione umana è il punto focale della teoria paolina. Secondo essa gli uomini, sia ebrei che pagani, sono cattivi per natura, scellerati, schiavi del peccato, immersi fino al collo nella «sporcizia della lussuria», nelle «passioni nefande» (Efesini 2,3; Romani 6,17), Inoltre: essi «sono ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità, cupidigia e malizia, pieni d’invidia, di istinti assassini, di discordia, di perfidia e abiezione; sono denigratori, calunniatori, nemici di Dio, gente violenta e altezzosa, millantatori, ingegnosi nel male, insensati, sleali, privi d’amore e di misericordia» (Romani 1,29 e sgg.). Sembra di leggere un trattato di criminologia.


Predicando il suo Vangelo tra i giudei della diaspora e i pagani, aveva maturato la disperata convinzione che l'umanità viveva in un mondo in cui operavano potenze demoniache che scatenavano nell'uomo follie, malvagità, violenze, sfrenata lussuria e infermità di ogni genere. Israele, il popolo eletto, per la sua salvezza aveva ricevuto la Torà, la Legge di Mosè, ma l'aveva sistematicamente disattesa, trasformandola in una condanna. 

I pagani, nella loro peccaminosa perversione, s'erano illusi di lavare i loro peccati con il sangue di Mitra o di Eracle, cospargendoselo durante i riti sacrificali, e di sconfiggere la morte mediante la discesa di questi semidèi agli inferi. Follie, insensatezze, che impedivano all'uomo di vedere che la sua vita era breve, ripugnante e brutale.

Nessun commento:

Posta un commento

Benvenuti nel mio blog

Questo blog non è una testata giornalistica, per cui lo aggiorno quando mi è possibile. I testi sono in regime di COPYLEFT e la loro pubblicazioni e riproduzioni è libera purché mantengano lo stesso titolo e venga citando il nome dell'autore.

I commenti possono essere critici, ma mai offensivi o denigratori verso terzi, altrimenti li cancello. Le immagini le pesco da internet. Qualche volta possono essere mie manipolazioni.

Se volete in qualche modo parlare con me, lasciate la richiesta nei commenti, vi contatterò per e-mail. Dato che il blog mi occupa parecchio tempo, sarò laconico nelle risposte.

Se gli argomenti trattati sono di vostro interesse, passate parola; e, se site studenti, proponeteli al vostro insegnante di religione. In tal caso fatemi sapere le risposte che avete ottenuto. Grazie.

Lettori fissi

Archivio blog

Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)