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venerdì 6 aprile 2012

L'ultimo sproloquio papale; «La Chiesa sta sempre dalla parte della libertà, libertà di coscienza, libertà di religione».


Credevo di essermi assuefatto alle boutade ratzingeriane sull'ateismo, il nichilismo,il relativismo e sulle altre paradossali disquisizioni che infarciscono i discorsi papali, ma quella pronunciata pochi giorni fa da Benedetto XVI durante il viaggio in Messico è di gran lunga la più colossale. Altro che di bronzo, di che metallo sarà fatta la faccia di questo papa per affermare certe assurde falsità.

La Chiesa, il cui unico scopo è sempre stato e sempre sarà quello di vietare e impedire qualsiasi libertà dell'uomo (sono tutte peccati), soprattutto le libertà di coscienza e di religione, e che ritiene l'uomo, a causa del peccato originale, un essere degradato a verme immorale che deve essere guidato con la coercizione dal concepimento all'inumazione, buttando nel letamaio della storia milioni di cristiani perseguitati, sterminati in colossali eccidi (Catari e Albigesi), arsi vivi, sottoposti al capestro, angariati in tutti i modi per aver osato di mettere in dubbio le sue verità dogmatiche, oggi si erge con questo papa a paladina della libertà. Bisogna proprio dire che non c'è più religione.

Ma Benedetto XVI conosce cosa significa libertà di religione? Nel modo più assoluto, no. Perché per lui questa non indica la possibilità, insita in ognuno di noi, di scegliere la religione che più gli aggrada e, naturalmente, anche di non prediligerne alcuna, ma soltanto l'obbligo coercitivo di essere assolutamente cattolici.

La prova? Oltre le stragi elencate sopra di milioni di eretici, rei di aver affermato la loro libertà di coscienza e di religione, c'è anche una dichiarazione lapalissiana di Benedetto XVI. L'11 gennaio 2009, in una delle sue frequenti prolusioni che i media italiani non perdono occasione di trasmettere con sollecito servilismo, questo papa ha dato una nuova definizione del concetto di “libertà religiosa”, dichiarando che i genitori non devono far crescere i loro figli in ''piena autonomia'' secondo un atteggiamento considerato ''libertario'', ma con un atteggiamento educativo che conduca i piccoli alla ricchezza della vita e della vera libertà.

Come? Imponendo fin dalla nascita il cristianesimo, che non è ''una violenza'' o una imposizione alla coscienza dei figli, ma “un atto di libertà”. (Ansa 12.01.09). Quindi, per questo papa, che spesso ama capovolgere il significato delle parole, la libertà religiosa consiste nell'essere obbligati a diventare coercitivamente cattolici. Infatti il battesimo, imposto dalla Chiesa ai neonati, è da considerarsi una vera e propria violazione della libertà religiosa perché impedirà a chi lo subisce in età infantile di poter aspirare, da adulto, ad una libera scelta responsabile e matura. Se, infatti, per libertà di religione intendiamo il diritto di ognuno ad una personale scelta di fede, questa per essere tale deve essere attuata in piena libertà e consapevolezza. Qualità che non troviamo senz’altro nel neonato.

L'imposizione del battesimo ai neonati è quindi la più eclatante violazione della libertà di religione strombazzata dal papa, perché col battesimo viene imposto al neonato, che si trova nell'assoluta incapacità di intendere e di volere, un marchio indelebile di appartenenza religiosa, che praticamente segna la sua entrata obbligata nella religione degli antenati, dalla quale gli sarà molto difficile, e in taluni casi impossibile, uscire.

Il catechismo della Chiesa cattolica (n. 1267 e 1269) recita che il battesimo «incorpora alla Chiesa» e «il battezzato non appartiene più a se stesso perciò è chiamato a essere “obbediente” e “sottomesso” ai capi della Chiesa».

Questo sacramento, quindi, che per un non credente è soltanto un rito stregonesco (un po' d'acqua versata in testa e la recita di una formuletta magica) per essa è invece un inalienabile marchio a fuoco impresso nell’anima. Chi volesse toglierselo, afferma la Chiesa, non lo può fare. Si può, volendo, eliminare gli aspetti formali del battesimo, costringendo le parrocchie, mediante una procedura prevista dalla legge, a cancellare il nome del richiedente dalle liste dei battezzati.

Ma questi sbattezzi sono per la Chiesa solamente formali in quanto si rimane sempre cristiani, volenti o nolenti. Se la Chiesa sostenesse sinceramente e non ipocritamente la libertà di religione, dovrebbe, quindi, proibire il battesimo ai neonati e impartirlo solo a chi lo chiede in età adulta. Ma non lo farà mai perché, in tal caso, sarebbe sicuramente costretta a chiudere bottega nel giro di un paio di generazioni.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)