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sabato 7 aprile 2012

Lacune storiche sulla figura di Paolo di Tarso (“L'invenzione del cristianesimo”) 84


Finora abbiamo accennato più volte, ma sempre di sfuggita, a Paolo di Tarso, meglio conosciuto nel mondo cattolico come l'apostolo San Paolo. Ora è giunto il momento di parlare diffusamente di questo personaggio straordinario che è ritenuto da molti studiosi, e giustamente, uno dei più grandi geni religiosi dell'umanità e il vero inventore del cristianesimo.

In questi ultimi capitoli della seconda parte tratteremo il periodo in cui Paolo, dopo aver perseguitato ferocemente i primi seguaci della "Via", subì una folgorante conversione che lo portò, almeno in un primo tempo, a condividere tutte le aspettative messianiche della Chiesa di Gerusalemme. Nella terza parte del presente libro, che lo vede protagonista assoluto, delineeremo invece il suo distacco dall'ebraismo a la creazione del suo cristianesimo personale.

Chi era Paolo di Tarso e quali prove storiche abbiamo della sua esistenza? Nessun documento storico di fonte non cristiana parla di lui e noi lo conosciamo soltanto attraverso le sue Lettere e gli Atti degli Apostoli. È molto significativo il fatto che di lui non venga fatta menzione non solo da parte degli storici ebrei suoi contemporanei, come Giuseppe Flavio e Giusto di Tiberiade, ma neppure nelle Lettere degli apostoli Giuda, Giacomo il Minore e Giovanni, i quali, in base agli Atti, lo conobbero.

Solo la Seconda Lettera di Pietro ne parla esplicitamente, ma questa lettera è universalmente ritenuta un falso, e la stessa CEI, nella versione della Bibbia del 1989, la riconosce come tale. Paolo è totalmente ignorato anche dai primi apologeti e scrittori cristiani, come Giustino, morto a Roma nel 165, che attribuisce la conversione dei pagani esclusivamente ai dodici apostoli (Apologia I,39-45), e Papia, vescovo di Geropoli (Asia Minore), vissuto nella prima metà del II secolo, che scrisse un'apologia sulle “Sentenze del Signore.” Il primo a farci conoscere Paolo fu Marcione, filosofo di Sinope sul Mar Nero.

Costui nel 140 presentò alla comunità cristiana di Roma il suo vangelo gnostico assieme ad alcune Lettere affermando che erano state scritte da un certo predicatore siriano di nome Paolo che aveva conosciuto gli apostoli di Cristo.
Nonostante queste grosse lacune storiche sulla persona di Paolo, gli studiosi, attraverso un'attenta lettura delle sue Lettere e degli Atti, hanno ricostruito la sua vita.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)