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martedì 15 marzo 2011

Benedetto XVI, pubblica il suo secondo libro dedicato a Gesù di Nazaret.

E’ stato presentato in questi giorni il nuovo libro di Benedetto XVI, il secondo dedicato a Gesù di Nazaret. Stando alle anticipazioni pubblicate sulla stampa, Joseph Ratzinger in questo libro, tra le altre cose, seguendo il Concilio Vaticano II del 1965 ,ribadisce di ritirare ufficialmente l’accusa collettiva di «deicidio» nei confronti del popolo ebraico, espressa chiaramente nei quattro Vangeli canonici.

Il vero gruppo degli accusatori di Gesù furono, secondo lui, i circoli contemporanei del Tempio e, nel contesto dell’amnistia pasquale, si associò ad essi la ‘massa’ dei sostenitori di Barabba’. Ciò non toglie che quest'infame accusa, sempre sostenuta dalla Chiesa in passato fin dal secondo secolo, ha procurato ai figli di Israele milioni di vittime.

Nessun cenno però al fatto da lui voluto di ripristinare nelle preghiere l'invocazione a Dio per la conversione dei giudei (pro perfidis iudaeis) che era stata tolto in precedenza.

Ma la cosa che ha colpito molti è che il fine teologo e indiscusso capo del cattolicesimo in questo libro corregge e smentisce se stesso nel giro di neanche un anno affermando di considerare “una reliquia” l'autentica mistificazione per allocchi conosciuta come la Sacra Sindone.

Nel corso del 2010, anno della sua ostensione (o meglio ostentazione) a Torino, aveva smorzato le polemiche tra scettici e sindonologi definendola più volte un’icona. Ma questa icona diventa ora, a chiare lettere, «una reliquia» compatibile con le descrizioni dei Vangeli.

O il vecchio Joseph è improvvisamente regredito a prima del medioevo, oppure usa parole a casaccio ignorandone il significato. Perché che la Sindone fosse una bufala lo sapeva già il vescovo di Troyes, Henri de Poitiers, a metà del Trecento.

Paolo Flores D’Arcais scriveva nel numero n. 4/2010 di MicroMega: “Per chi usa la ragione, non c’è più niente da discutere sulla “autenticità” del lenzuolo. Troppe, veramente troppe, le evidenze che  testimoniano come sia uno dei tanti prodotti dell’industria delle reliquie religiose medioevali.

"La lettura attenta dei vangeli, le informazioni sulle sepolture ebraiche, l’analisi del tessuto e della sua lavorazione, il fatto che l’impronta del viso di un uomo su un lenzuolo che lo avvolge deve avere una larghezza doppia di quella della sindone (effetto della maschera di Agamennone) e dulcis in fundo, la regina delle prove: la datazione con il radiocarbonio che attesta inequivocabilmente il lenzuolo come risalente al periodo medioevale tra la metà del Duecento e la metà del Trecento. Prova scientifica di cui ogni tentativo di confutazione è stato pateticamente smentito”.

Una cosa così lapalissiana, a disposizione di tutti coloro che vogliono informarsi. ridotta da questo papa ad una ridicolaggine per creduloni, basata su  miracoli, feticci e simbologie infantili.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)