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venerdì 11 marzo 2011

Due pesi e due misure

In Argentina Il tribunale ecclesiastico di Còrdoba ha vietato a Josè Nicolàs Alessio, di praticare il sacerdozio e gli ha ordinato di lasciare la casa parrocchiale.

Quale reato ha commesso questo sacerdote per incorrere in un simile drastico provvedimento? Di primo acchito viene spontaneo pensare alla pedofilia o a qualche altro reato consimile oggi sempre più possibili nel clero. Invece no. Padre Josè Alessio ha sempre tenuto una condotta irreprensibile e ha sempre goduto della massima stima dei suoi parrocchiali.

E allora? Semplicemente aveva difeso il diritto delle coppie gay a sposarsi non in chiesa ma civilmente. Il religioso ha infatti rilevato di essere stato punito nonostante non abbia mai messo in discussione il fatto che, per la Chiesa, il matrimonio deve avvenire fra sessi diversi: “Quello che ho detto è che le persone omosessuali hanno il diritto di sposarsi nell’ambito civile come qualsiasi altro cittadino”.

Secondo Alessio, nella Chiesa “colui che la pensa diversamente viene punito: ed è la stessa Chiesa che predica ai politici sulla democrazia, la necessità del dialogo. Ma nei confronti di se stessa ha posizioni assolutamente autoritarie”.

Ora immaginiamo per un attimo che Padre Josè invece di approvare il matrimonio civile dei gay avesse molestato qualche bambino della sua parrocchia. Il suo vescovo lo avrebbe difeso a spada tratta, e in caso di manifesta colpevolezza lo avrebbe subito trasferito in un altra sede, nascondendo le sue tendenze pedofile. E magari avrebbe più volte provveduto a salvarlo senza mai procedere disciplinarmente nei suoi confronti. I casi accertati di un simile comportamento nella Chiesa sono migliaia.

D'altra parte monsignor Girotti, reggente della Penitenzieria Vaticana, riguardo al reato di pedofilia ha parlato chiaro: le persone consacrate soggette a disordini morali costanti e gravi, potranno venir consigliate di abbandonare la vita ecclesiastica. Solo consigliate, non obbligate.

Ma se un sacerdote non accetta i rigidi principi oscurantisti della Chiesa in campo civile, subisce un ostracismo immediato perché “la gerarchia della Chiesa si crede così padrona della verità tanto da poter dogmatizzare perfino sul piano civile, materia che esce dalla sfera religiosa” come ammette amaramente Padre Josè.

Morale della favola: la Chiesa può perdonare ai sacerdoti ogni nequizia sessuale, ma deve punire con la massima durezza chi ostacola il suo oscurantismo anche sul piano civile.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)