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mercoledì 23 marzo 2011

Nel suo libro Ratzinger presenta il Gesù dei Vangeli come il Gesù reale, come il Gesù storico in senso vero e proprio.

“Il Signore è veramente risorto. Egli è il vivente” scrive categorico Ratzinger nel suo nuovi libro, confondendo i Vangeli, che sono romanzi teologici, per documenti storici.

È chiaro che, con questo criterio, qualunque religione può decidere cos’è successo “veramente”, cioè storicamente, sulla base della propria mitologia. E il metodo storico, dove lo mettiamo? Cosa ci dice la ricerca storico-critica? Che per essa Gesù non è mai esistito. Tutti gli storici contemporanei (circa una quarantina): ebrei, greci e latini lo ignorano senza eccezione.

I pochi scrittori latini che accennano al cristianesimo: Tacito, Plinio il Giovane e Svetonio, non nominano mai Gesù. Il silenzio tombale su di lui riguarda anche i tre massimi storici ebrei che narrano, fin nei minimi dettagli, gli avvenimenti della Palestina da Erode il Grande alla caduta di Gerusalemme.

Mi riferisco a Filone Alessandrino, che fu contemporaneo di Gesù e che da Alessandria tornava molto spesso a Gerusalemme per frequentare il Tempio. Egli nei suoi numerosi scritti, circa una cinquantina, denunciò la crudeltà di Pilato e ci fornì molte informazioni sugli esseni, ma ignorò totalmente Gesù anche se gli sopravvisse per vent'anni.

Lo storico ebreo Giusto di Tiberiade tace di Gesù esattamente come Filone E il fatto appare tanto più singolare, in quanto si tratta non solo di un contemporaneo di Gesù, ma anche di un suo conterraneo, che abitava a Tiberiade, non lungi da Cafarnao, dove Gesù ebbe spesso il modo di dimorare.

Eppure, nella sua cronaca, che va da Mosé agli anni in cui vide la luce il Vangelo di Giovanni, non compare nessun Gesù. Il patriarca di Costantinopoli Fozio che poté leggere la sua intera opera, pervenutaci in frammenti, si rivela meravigliato del silenzio di questo storico.

Infine, Giuseppe Flavio, nato poco dopo la crocifissione di Gesù, intorno al 93 pubblicò le sue Antichità Giudaiche, che vanno dalla creazione del mondo fino ai tempi di Nerone, nelle quali registrò, con estrema pignoleria, anche gli avvenimenti più insignificanti.

, benché menzioni Giovanni il Battista, Erode e Pilato, e dia notizie dettagliatissime anche sui minimi particolari della vita politica e sociale del tempo, omette completamente qualsiasi accenno a Gesù.

Come è potuto accadere che nessuno di costoro si sia accorto della presenza del Salvatore dell'umanità? E come è potuto accadere che le mirabolanti vicende a lui attribuite dai Vangeli siano passate del tutto inosservate anche ai molti testimoni stranieri che frequentavano la Palestina?

Semplicemente perché quella di Gesù è una figura mitologica, come ritiene la maggior parte degli studiosi, inventata da Paolo di Tarso e calata sulla figura di un Messia fallito, crocifisso dai romani.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)