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giovedì 31 marzo 2011

Per i cattolici conservatori di lingua inglese, papa Wojtyla amico di Maciel, non può essere proclamato beato.

In una lettera aperta sul settimanale cattolico statunitense The Remnant, i cattolici più tradizionalisti e ortodossi di lingua inglese si sono dichiarati ''profondamente preoccupati'' per la prossima beatificazione di Giovanni Paolo II.

Le pesanti ''riserve'' da loro espresse sull'elevazione agli altari del papa polacco, nascono dalla ''pesante eredita'''da lui lasciata che riguarda: la crisi della Chiesa che favorisce l'avanzare della secolarizzazione, lo scollamento tra cattolici e gerarchia che determina una ''apostasia silenziosa'', gli incontri ecumenici di Assisi che contaminano il cristianesimo, le scuse per i peccati commessi dalla Chiesa nel passato che indeboliscono la sua autorità e il ''collasso'' della liturgia, ma soprattutto lo scandalo della pedofilia e il profondo rapporto che legava il papa polacco al fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel.

Il rifiuto del defunto papa ad avviare un'inchiesta sui comportamenti di questo orco dalla doppia vita malgrado le prove schiaccianti dei suoi molteplici crimini abominevoli, e l'averlo addirittura ricoperto di onori senza dispendio di mezzi in una cerimonia pubblica in Vaticano nel novembre 2004 proclamandolo“uno dei più efficienti raccoglitori di donazioni della Chiesa cattolica”, offusca pesantemente i meriti di questo papa, secondo questi cattolici, e non lo rende degno dell'onore degli altari.

La lettera, firmata da una quindicina di teologi ultraconservatori di università cattoliche e direttori di testate confessionali di quattro Paesi: Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia e Argentina, non fa cenno però ad altre gravi imputazioni a Giovanni Paolo II come quella di aver fatto terra bruciata intorno alla Teologia della liberazione e aver contemporaneamente ostentato simpatie fortissime verso dittatori sanguinari sud americani, come Pinochet.

Nessuno accenno nella lettera alle pressioni papali perché il dittatore cileno non fosse processato, causa malattia, e nel 99 per la plateale richiesta di concedere perdono per i crimini da lui commessi.

Così come, nessun accenno al fatto che lo stesso papa abbia tentato di giustificare i crimini dei generali argentini al punto che le Madres de Plaza de Mayo (l’associazione delle madri delle vittime sparite durante il regime dittatoriale) con una lettera giunsero ad augurarsi che, da morto, Wojtyla non ricevesse il perdono di Dio e andasse all’inferno.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)