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martedì 8 marzo 2011

La religione arcaica (La “mala” religione) 21

I personaggi dell'Iliade non manifestano mai una mente cosciente, cioè capace di introspezione. Non analizzano mai il loro comportamento e mai si fermano a riflettere sulle azioni da intraprendere. È sempre la voce di un dio che guida e progetta le loro azioni.

Quando Agamennone sottrae ad Achille la bella Briseide, è la voce della dea Atena che impone all'eroe offeso di non reagire con la spada al sopruso patito. Il poema descrive le furie istintive di Achille, non le sue riflessioni. È la dea, intesa come entità a lui esterna, che esprime la sua coscienza. Il fenomeno si ripete in tutti gli altri episodi del poema.

È un dio che induce Glauco a scambiare le sue armi d’oro per armi di bronzo. Sono gli dèi che incitano i guerrieri nei momenti cruciali o che dicono ad Ettore cosa deve fare. Insomma, sono gli dèi, intesi come voci esterne, che prendono il posto della coscienza.

Noi oggi chiameremo queste voci allucinazioni, ma l'antichità le considerava imposizioni divine, come ci attesta un'antica iscrizione egiziana che definiva le varie divinità, che accompagnavano il dio creatore Ptah, come voci o lingue.

La religione, allora, era concepita come un sistema di etica, una sorta di subordinazione a dèi esterni che imponevano un comportamento virtuoso.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)