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mercoledì 30 marzo 2011

La Chiesa Cattolica sempre dalla parte degli oppressori dei diritti civili

Due anni fa, alla proposta della Francia per la depenalizzazione dell’omosessualità nel mondo, fatta in sede Onu, per richiamare l’attenzione sul fatto che in ben 91 Paesi l’omosessualità è un reato e in 19 di questi viene punita anche con la pena di morte, la Santa Sede si è scandalosamente opposta perché secondo essa l'omofilia va proibita e punita.

Un’opposizione che ha lasciato interdetti gli Stati europei convinti, a torto, che il Vaticano, ispirato dall’esempio di Cristo, fosse sempre e in ogni caso disponibile per la difesa dei deboli, dei maltrattati, degli indifesi, perché questa è la condizione degli omosessuali in quei Paesi dove rischiano la galera o la morte autorizzata dallo Stato.

Un atteggiamento, quello delle gerarchie della Chiesa Cattolica, che ha pesanti conseguenze anche sulla vita dei gay e delle lesbiche in Italia, alimentando una cultura omofoba ben radicata anche qui da noi e che si traduce nelle aggressioni e nei pestaggi che avvengono, ormai, con frequenza crescente.

L'opposizione del Vaticano alla proposta di mettere fine alle violenze e discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale si è ripetuta anche pochi giorni fa a Ginevra alla Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite quando è stata depositata, da parte della Colombia, una proposta in tal senso.

Nel testo introdotto dal Paese sudamericano si esprime grande preoccupazione per le discriminazione della comunità LGBT /Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) in ogni regione del mondo. Le violazioni dei diritti umani nei loro confronti includono omicidi, stupri, torture e persecuzioni penali.

Il documento appoggiato con entusiasmo da tutti i grandi Stati europei e Nord e Sudamericani, è stato snobbato dalle potenze con diritto di veto, Russia e Cina, e bocciato dal Vaticano che così si è associato agli Stati che calpestano i diritti umani e civili.

Nella Commissione l’Arcivescovo Silvano Tomasi dell’Osservatorio Permanente presente alle Nazioni Unite, ammantando un vittimismo furbo e ipocrita, derivato dal suo dogmatismo che fa scendere i precetti morali da un dio inventato e ignora i veri diritti umani e civili che derivano invece dall'uomo, volendo far passare per martiri i carnefici si è profuso in una assurda difesa di coloro che sostengono l'omofobia sostenendo che sarebbero vittime di discriminazione.

Duro il commento di Paolo Patanè presidente dell’ Arcigay. “Negare il diritto all’integrità fisica, alla felicità, alla piena cittadinanza di lesbiche, gay e trans significa lavorare contro il progresso sociale e civile ed agire contro i diritti umani fondamentali.

"Se ne ricordi monsignor Tomasi, e chieda perdono per questo ennesimo vergognoso atto farisaico e dogmatico che chiude gli occhi di fronte all’ingiustizia e giustifica la violenza di chi discrimina ed uccide, pur di salvaguardare la “purezza” della dottrina cattolica.”

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)