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mercoledì 16 marzo 2011

Il monoteismo (La “mala” religione) 28

Con l'imposizione di queste tre verità da lui inventate, Mosè creò il monoteismo e pose le premesse per unificare le eterogenee tribù semite e avviarle a diventare un popolo e una nazione.

Ma l'adattamento al monoteismo da parte di quell'accozzaglia di semiti idolatri fu lento, faticoso, con frequenti ricadute nell'idolatria, e comportò una involuzione profonda rispetto al sublime monoteismo di Akhenaton.

Il dio unico Aton, infatti, era dotato di trascendenza, onnipotenza, bontà infinita ed era libero da tutte quelle passioni terrene e plateali quali: aggressività, gelosia, vendicatività, che di solito gli uomini attribuiscono al dio inventato a loro immagine e somiglianza. Era anche un dio sommamente pacifico, che aborriva la guerra, rifiutava i sacrifici cruenti, amava la serenità dell'esistenza umana, i sentimenti del cuore e il rispetto della natura.

Mosè, rendendosi conto che l'incommensurabile grandezza di questo concetto del divino non poteva essere capita dal suo popolo troppo rozzo e incolto, fu costretto a trasformare il dio Sublime "Uno e Tutto" di Akhenaton in un basso dio teistico, personale e nazionale, per non dire tribale, e farne l'oggetto di fede cieca e d'obbedienza assoluta.

Del dio dei misteri, del dio filosofico di Akhenaton poté salvare soltanto il concetto d'unità. Il nuovo dio, per di più, poco dopo la morte di Mosè, subì una ulteriore radicale involuzione, quando gli ebrei, giunti nella zona di Moab, si lasciarono sedurre dal culto pagano di un nume vulcanico, primordiale e sanguinario, chiamata Jahvè.

In pratica, sostituirono il monoteismo d'origine egiziana, mai del tutto assimilato, con quello di quel nume tutelare, che sarà il protagonista degli episodi più crudeli e obbrobriosi narrati dalla Bibbia.

Questo dio primitivo fu adorato assieme ad altre divinità pagane per molti secoli dagli israeliti e soltanto con la riforma di Giosia, nel settimo secolo a.C., si trasformò nel dio unico d'Israele e acquisì anche la figura di un dio-Signore buono e misericordioso.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)