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sabato 12 marzo 2011

Tre vescovi esemplari

Il primo è il vescovo di San Marino e Montefeltro Luigi Negri, componente della Cei e presidente della fondazione per il magistero sociale della Chiesa.

Nell’intervista pubblicata dalla Stampa, a proposito del premier Silvio Berlusconi e del caso Ruby, ha spiegato: “Se esistono reati, tocca alla legge stabilirlo; è inammissibile condannare a priori. Un politico è più o meno apprezzabile moralmente in base a quanto si impegna a vantaggio del bene comune, cioè di un popolo che viva bene e di una Chiesa che operi in piena libertà’”.

Se poi, aggiungo io, questo politico concede alla Chiesa un miliardino per la scuola privata cattolica, mette una pietra sopra il contenzioso tra policlinico Gemelli e regione Lazio, lancia un bel siluro sulla sentenza che permette le adozioni ai single, consente l'approvazione della Legge Torquemada sulla Tortura Obbligatoria, per impedire ai cittadini di decidere sulla propria salute, sul proprio corpo e sulla propria vita, e concede l'esenzione Imu per i beni ecclesiastici, è giusto considerarlo l'uomo della provvidenza e indossare gli occhiali fumé per non vedere il bunga bunga e tutto il resto.

Insomma, per il vescovo di San Marino, considerato vicino al movimento di Comunione e Liberazione, quello che fa in privato Berlusconi sono affari suoi, basta che in pubblico si dimostri ligio e ossequente a scelte e indicazioni della Chiesa. Come a dire che anche un prete pedofilo, in privato, può fare quello che gli comoda, basta che sia sempre puntuale ai suoi doveri in chiesa.

E che dire di Monsignor Arduino Bertoldo, vescovo di Foligno per il quale l’aborto crea più vittime dei pochi preti pedofili, e il Rubygate di Berlusconi si riduce di fatto ad una semplice ragazzata?

Altrettanto esemplare l'arcivescovo di Grosseto il quale di fronte alla manifestazione del 13 febbraio, quella che ha visto più di duecento piazze, in Italia e nel mondo, popolarsi di donne stanche del modo sistematico in cui ai diritti comuni si prediligono i privilegi personali, ha spudoratamente affermato che la manifestazione era stata indetta per lanciare giudizi di condanna contro le Papigirls o l’harem dell’Olgettina da parte di tutte quelle donne “ipocrite” che fino all’altro ieri manifestavano gridando “il corpo è mio e lo gestisco io” per difendere l’aborto e che oggi si scandalizzano proprio di quei “principi libertini” che loro stesse professavano.

Davanti all’osservazione che “c’erano anche delle suore sul palco” eccolo ribattere imperturbabile: “è la dimostrazione che anche nella Chiesa qualcuno ogni tanto prende delle cantonate sonore“. E assolve in pieno il Caimano dicendo: “Berlusconi è molto, ma molto meno colpevole degli altri, specie di quella gente che era in piazza, un trionfo di ipocriti".

Quale morale della favola possiamo dedurre da questi esimi monsignori? Prostituitevi, calpestate i diritti degli altri, non abbiate timore di oltraggiare la legge e di abusare del vostro potere, sarete sempre perdonati dal buondio se vi mostrerete ossequienti alla Chiesa e pronti ad assecondare ogni sua richiesta e imporre, in barba alla Costituzione, le leggi volute dal Vaticano.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)