La religione arcaica (La “mala” religione) 20

Ma a favorire e inculcare la mania ossessiva della religione, secondo alcuni ricercatori come Paul Bloom (Il bambino di Cartesio, Il saggiatore, Milano, 2005) e Julian Jaynes (Il crollo della mente bicamerale, Adelphi, Milano,1996) oltre il bisogno di superare le paure irrazionali, già accennate, avrebbe contribuito anche la tendenza, innata nell'uomo, al dualismo, che lo porta a separare mente e materia.

Questa concezione dualistica indusse già il cavernicolo a credere che un'anima, separata dal corpo, lo abitasse finché era vivo, per trasferirsi altrove dopo la sua morte, e che esistessero divinità di puro spirito indipendentemente dalla materia. Jaynes va oltre e, basandosi sulle testimonianze scritte più antiche dell'umanità, come l'Iliade, postula la teoria che la mente dell'uomo primitivo fosse bicamerale, cioè scissa in due parti.

Noi oggi percepiamo i nostri processi mentali come un dialogo interiore e ci rendiamo conto che entrambe le voci che dialogano entro di noi, sono nostre e che, in caso contrario, saremmo considerati malati di mente, cioè degli schizofrenici.

Ciò dipende dal fatto che, nel corso della sua evoluzione, l'uomo ha maturato quel processo mentale conosciuto come “coscienza”. Ma gli uomini arcaici fino al 1000 a.C. non l'avevano ancora sviluppata e non si rendevano conto che la seconda voce proveniva dalla loro stessa mente. L'attribuivano ad un dio esterno che dava consigli o impartiva ordini.