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domenica 20 marzo 2011

L'enigma svelato (Il lato oscuro della verità) 60

Poi, ripresosi, continuò:
"Sei arrivato a conoscere la causa che ha dato origine alla tua follia, mi disse allora Davide, quando ebbi ricostruito i miei ricordi. Ora scoprirai, con meraviglia, che la condanna d'Amed non aveva niente a che vedere con te. Devi sapere che da tempo il tuo schiavo prediletto si era perdutamente invaghito di una giovane schiava di nome Nira.

"Tutte le sere, al termine del suo servizio, accorreva da lei di nascosto. Data la tua protezione, aveva il privilegio di potersi muovere indisturbato per tutta la villa, e così poteva incontrare la sua amata senza destare sospetti. Ma Nira era tanto bella quanto perversa. Nutriva una brama smodata per gli oggetti preziosi. Anche se non avrebbe mai potuto indossarli in pubblico, aspirava a rimirarseli addosso di nascosto, per atteggiarsi a principessa. Così impose al povero Amed, come pegno d'amore, di procurarle dei preziosi.

"Con l'angoscia nel cuore egli riuscì a trafugare un bracciale d'oro da un cofanetto di Kabila. La cosa passò inosservata, tanti erano i bracciali che lei possedeva. Ma Nira non era soddisfatta e gli impose di procurarle anche un paio d'orecchini. Questa volta Kabila se n'accorse perché gli orecchini trafugati erano i suoi preferiti.

"Avvertì le guardie che si misero all'erta. Nira tornò alla carica per la terza volta, promettendogli che sarebbe stata l'ultima. Voleva una collana e promise che dopo di essa il suo amore per lui sarebbe stato eterno. Amed era piombato in preda ad un'angoscia fortissima. Era indeciso sul da farsi ed era diventato assente, come svuotato. Fu allora che tu notasti il suo comportamento e lo dicesti al maestro della servitù.

"La stessa sera del tuo richiamo, Amed, lusingato dalla promessa d'amore eterno, ruppe gli indugi e tentò di rubare dai cofanetti di Kabila una collana. Ma fu colto sul fatto. Confessò subito anche gli altri due furti. La sua condanna fu inappellabile e l'indomani fu gettato in pasto ai coccodrilli. Nira fu messa in vendita pochi giorni dopo ad un prezzo stracciato. Fu acquistata da un decrepito vasaio di cui è tuttora concubina e schiava".

"Questo è quanto mi ha detto Davide sulle cause della vera condanna di Amed", continuò Cleone. "Appena rientrato in casa, dopo riacquistato l'uso della mente, mi sono immediatamente recato dal maestro della servitù e lui ha confermato, parola per parola, quanto mi era stato riferito sulla condanna di Amed. Ora, finalmente, sono ridiventato felice e sereno come un tempo. Tutto si è fatto chiaro nella mia mente. È sparita ogni traccia del mio senso di colpa, ho riacquistato la totale stima di me stesso e il mio benessere fisico. Tutto questo lo devo al mio guaritore: a Davide l'ebreo, cui sarò eternamente riconoscente".

E l'abbracciò davanti a tutti, piangendo per la commozione. Ma in realtà tutti i presenti, anche quelli che non volevano credere al miracolo, erano commossi e molti avevano le lacrime agli occhi. Seguì una gran festa che durò fino a notte inoltrata.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)