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lunedì 10 dicembre 2012

I frammenti trasmessici dai Padri della Chiesa ci svelano un Gesù diverso. (“L'invenzione del cristianesimo”) 279


Daii frammenti trasmessici dai Padri della Chiesa noi possiamo trarre alcune considerazioni importanti. Anzitutto, l'aperta ostilità del neocristianesimo paolino contro gli ebioniti o nazirei, che costituivano la Chiesa di Gerusalemme, considerati apertamente eretici perché non avevano accettato la teologia personale di Paolo. In contrapposizione, il radicale rifiuto da parte dei cristiano-giudei dell'apostolo Paolo, definito "uomo di menzogna" e "apostata della Legge". Anche nei manoscritti del Mar Morto troviamo feroci invettive contro un analogo "uomo di menzogna" che molti identificano in Paolo.

La conferma di questi severi giudizi espressi dai cristiano-giudei la deduciamo indirettamente dallo stesso Paolo che nelle sue Lettere si difende, in più occasioni e con forza, dall'accusa di menzogna e afferma ripetutamente di "non mentire" (Galati 1, 20). Ma nelle Lettera ai Romai si smentisce clamorosamente affermando; "Ma se per la mia menzogna la verità di Dio risplende per sua gloria, perché dunque sono ancora giudicato come peccatore?" (Romani 3, 7). E in un'altra Lettera afferma che solo una cosa è importante: diffondere Cristo «con o senza ipocrisie» (Filippesi 1, 15 sgg.).

In terzo luogo queste critiche dei Padri della Chiesa, che accusano il Vangelo degli Ebrei di essere "non interamente completo, bensì alterato e mutilato", ci fanno capire che le mutilazioni riguardavano le mancate aggiunte teologiche inserite nei Sinottici, quali ad esempio: il processo ebraico, la nascita verginale, l'istituzione della eucaristia, la degiudeizzazione e spoliticizzazione di Gesù e così via.

A conferma di ciò l'asserzione di Epifanio, riportata sopra, che il Vangelo usato dai Nazirei era "assolutamente integrale, in ebraico[…] conservato da loro come fu originariamente composto", cioè senza le manomissioni e le aggiunte fatte dai seguaci di Paolo nei Vangeli canonici.

Infine, va sottolineato un altro punto citato da Ireneo, che recita: " (i nazirei) non hanno una conoscenza esatta del Signore". Perché? Perché i cristiano-giudei non credevano che Gesù fosse Figlio di Dio, avesse cioè una natura divina come voleva la teologia paolina, ma lo consideravano soltanto un Messia di natura umana, cioè l'Unto di Jahvé destinato a ricostituire l'antico regno di David.

Con l'eliminazione della versione originale del Vangelo degli Ebrei da parte della Chiesa abbiamo perduto il documento chiave che poteva far luce sulla reale personalità di Gesù e sugli avvenimenti storici che lo riguardavano.   

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Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)