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lunedì 17 dicembre 2012

l falso Jahvè. .Paolo di Tarso e l'invenzione del cristianesimo. 194


Paolo di Tarso – un ebreo della diaspora che da accanito persecutore dei cristiani si era trasformato, dopo la folgorazione sulla via di Damasco, in un acceso e instancabile sostenitore dell'imminente ritorno di Gesù dal Cielo – impresse al cristianesimo primitivo un progressivo e radicale cambiamento.

Paolo non conobbe personalmente Gesù, e quindi ne ignorava la dottrina, e con la Chiesa di Gerusalemme ebbe appena quattro brevi e burrascosi incontri (Atti 10,26-15,2-18,22-21,20). Tuttavia, scavalcando gli apostoli, si autoproclamò l'unico ed esclusivo emissario di Cristo in Terra, sostenendo che in seguito a ripetute visioni celesti (andava spesso in deliquio, forse perché affetto da epilessia), Gesù stesso lo aveva nominato apostolo e istruito sulla missione da compiere (2 Corinzi 12,2).

Dopo la sua conversione, ritenuta sempre molto dubbia dalla Chiesa di Gerusalemme, agì per anni isolato, lontano dalla Palestina e totalmente ignorato dagli apostoli (Galati 1,15-17). Finché, per intercessione del levita Barnaba, che era l'unico a considerare Paolo sinceramente convertito e che godeva della massima considerazione presso i cristiano-giudei, fu incaricato di propagandare la parusia tra gli ebrei della diaspora, che erano come lui di lingua greca e molto diffusi in Asia (Atti 13,1-3). Durante quel suo primo viaggio missionario Paolo, in seguito alle molteplici esperienze negative cui andò incontro e ai feroci contrasti che dovette sostenere coi suoi connazionale, maturò alcune convinzioni che lo misero ben presto in aperto contrasto con Gerusalemme.

La prima di queste convinzioni fu che gli ebrei della diaspora, che ritenevano Gesù un falso Messia, rifiutavano la parusia (Atti 13,50-51/17,5-7 /13,14), mentre i gentili, che frequentavano le sinagoghe in quanto attratti dal monoteismo e dall'eticità della religione ebraica, la accoglievano con favore (Atti 13,48-49). La seconda, che avendo la Chiesa di Gerusalemme imposto ai gentili che volevano entrare nel cristianesimo l'obbligo di abbracciare l'ebraismo nella sua totalità, circoncisione compresa (Atti 15,5), ciò rendeva di fatto impossibile la loro conversione. 

Ma il fatto più grave, secondo Paolo, era che la parusia, da tutti i convertiti di Paolo attesa spasmodicamente come imminente, tardava inspiegabilmente ad arrivare, determinando delusione e irrequietezza (2 Tessalonicesi 2,1-2). Questi fatti lo indussero, a poco a poco, a dare origine alla configurazione del terzo Gesù, quello teologico, che conosciamo dai Vangeli canonici, scritti sotto la sua l'influenza e destinati ad essere divulgati esclusivamente tra i gentili.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)