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sabato 15 dicembre 2012

Nel Vangelo di Marco Gesù è più umano che divino. (“L'invenzione del cristianesimo”) 284


Nel Vangelo di Marco manca qualsiasi traccia di ricordo personale e Gesù viene presentato come uomo, non subisce cioè la metamorfosi semidivina comune agli altri due Sinottici o addirittura divina come nel Vangelo di Giovanni e negli Apocrifi successivi. Viene chiamato undici volte «Maestro» e tre volte «Rabbi», mai però viene concepito preesistente e identico a Dio.

L'attribuzione di questo Vangelo a Marco è testimoniata, con scarsa attendibilità dalla patristica, e accettata tuttora dalla Chiesa, secondo la quale Marco era un collaboratore di Pietro, che lo predilesse tanto da chiamarlo “suo figlio”. Ma Guy Fau (La fable de Jèsus Christ, Editions de l'Union rationaliste, Paris, 1964) ha osservato, molto acutamente, che questo evangelista, così prediletto da Pietro, ignora il “tu es Petrus”che troviamo in Matteo (16, 18-19), cioè non lo riconosce come capo della Chiesa. Dimenticanza abnorme per un discepolo prediletto.

È da notare che sia nel Codex Vaticanus sia nel Codex Sinaiticus (entrambi del IV secolo) Marco si arresta al 16,8 e quindi sono assenti gli eventi post resurrezione, sicuramente aggiunti posteriormente.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)