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giovedì 13 dicembre 2012

Sono antisemiti e scritti da pagani. (“L'invenzione del cristianesimo”) 282


A riprova di quanto detto possiamo osservare anche che, sia nei Vangeli Sinottici, sia soprattutto in quello di Giovanni, si trovano pregiudizi fortemente antisemiti, introdotti allo scopo di far ricadere sul solo popolo ebraico l'infamia di aver assassinato il Figlio di Dio e scagionare del tutto i romani, che furono invece i veri responsabili della sua condanna.

D.J. Goldhagen (Una questione morale. La Chiesa cattolica e l'olocausto, Mondadori, Milano, 2003) ne rileva una quarantina in Marco, ottanta in Matteo, centotrenta in Giovanni, centoquaranta negli Atti degli Apostoli. Nel Vangelo di Giovanni, Gesù stesso afferma che gli ebrei hanno «per padre il diavolo» (Giovanni 8, 44).

Con la storica frase di Matteo (il Matteo rifatto, ripeto): "Pilato(…) presa dell'acqua, si lavò le mani davanti la folla: "Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!" E tutto il popolo rispose: "Il suo sangue ricada sopra di noi e i nostri figli" (Matteo 27, 24-25), ha avuto inizio l'antisemitismo che ha trasformato i figli d'Abramo in una genia di perfidi deicidi, perseguitati e sterminati fino a pochi decenni or sono nel mondo cristiano. Quale ebreo avrebbe scritto cose simili! Solo dei gentili potevano averlo fatto.

Ultima considerazione importante: i Vangeli danno la netta sensazione di non rivolgersi agli ebrei ma ai pagani. Anche in questo caso basti come esemplificazione l'istituzione dell'eucaristia, che, come abbiamo visto nei capitoli precedenti, fu inventata da Paolo adottando un rito misterico, molto diffuso e praticato nei culti pagani teofagici, ma orrendamente sacrilego e blasfemo per gli ebrei. Nonostante quanto abbiamo detto, ci sono molti studiosi cattolici che si ostinano ad attribuire almeno due Vangeli agli apostoli.

Mi riferisco soprattutto al Vangelo di Giovanni, ritenuto l'apostolo omonimo. A parte le considerazioni fatte sopra sulla povertà intellettuale degli apostoli, che nel caso di Giovanni striderebbero ancor più, tenendo conto che il suo Vangelo presuppone, oltre che una conoscenza letteraria del greco, anche una cultura approfondita della filosofia ellenistica del Logos, c'è da tener presente un altro aspetto: Giovanni avrebbe dovuto scrivere questo Vangelo oltre ai novant'anni, la qual cosa non sembra tanto probabile.

Il fatto che nel capitolo XXI dello stesso Vangelo l'autore faccia intuire di essere l'apostolo Giovanni, a detta di tutti i teologi critici, è un plateale falso, cioè un capitolo aggiunto per dare più credibilità al testo e inserire, in extremis, il primato di Pietro.


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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)