Visualizzazioni totali

sabato 22 dicembre 2012

Il Vangelo di Giovanni non è dell'apostolo omonimo. (“L'invenzione del cristianesimo”) 290


Viene dalla Chiesa attribuito all'apostolo Giovanni ma da più di un secolo la bibliologia critica riconosce concorde che non può essere attribuito a questo apostolo, in quanto la sua stesura risale indubbiamente a dopo l'anno 100, cioè a molto dopo che Giovanni e il fratello Giacomo avevano subito il martirio nel 44 per opera di Erode Agrippa I (Atti, 12,2).

Tenendo conto, però, che lo ignorano Marcione, Giustino, Papia e lo stesso Policarpo che, secondo la Chiesa, era discepolo di Giovanni, mentre è menzionato per la prima volta da Ireneo nel 190, possiamo attribuirlo a una data anche più tarda. L'attribuzione di questo Vangelo all'apostolo Giovanni fu sostenuta per la prima volta da Ireneo (Contro gli eretici 3,1,1) alla fine del II secolo, ma quasi certamente questo Padre della Chiesa scambiò l'apostolo col vescovo Giovanni di Efeso che visse fino ad età avanzata e fu conosciuto sia come presbyter che come apostolo, in basa a quanto ci attesta il vescovo Papia.

Gesù, molto umano in Marco secondo Origene (Commentari, 94), in parte semidivinizzato negli altri due Sinottici, in Giovanni viene completamente divinizzato e in più viene proclamato preesistente ad Abramo e mediatore per ottenere la salvazione. Mentre il Gesù sinottico nel Getsemani, ad esempio, è in presa a profonde angosce fisiche e spirituali, in Giovanni, che vuole negare in lui ogni tratto di debolezza umana, di queste angosce non c'è traccia e al momento del trapasso Gesù non spira col grido di disperazione raccontato da Marco e Matteo “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Marco 15,34; Matteo 27,46), ma col detto eroico e sovrumano: «E’ compiuto» (Giovanni 15,34), così come spirò anche il semidio Eracle, che molti storici ravvisano come uno dei modelli più sorprendenti della figura biblica di Cristo.

Quindi questo Vangelo sembra finalizzato a provare la divinità del Cristo, anche nei miracoli descritti «affinché crediate» (Giovanni 20,30). Però non sempre nel testo le definizioni collimano fra loro ad indicare che anch'esso venne alterato con manipolazioni varie che determinarono palesi incongruenze. Come conciliare, ad esempio, che Gesù venga definito contemporaneamente «Re dei giudei» e «Redentore del mondo?» L'una affermazione esclude l'altra.

Nessun commento:

Posta un commento

Benvenuti nel mio blog

Questo blog non è una testata giornalistica, per cui lo aggiorno quando mi è possibile. I testi sono in regime di COPYLEFT e la loro pubblicazioni e riproduzioni è libera purché mantengano lo stesso titolo e venga citando il nome dell'autore.

I commenti possono essere critici, ma mai offensivi o denigratori verso terzi, altrimenti li cancello. Le immagini le pesco da internet. Qualche volta possono essere mie manipolazioni.

Se volete in qualche modo parlare con me, lasciate la richiesta nei commenti, vi contatterò per e-mail. Dato che il blog mi occupa parecchio tempo, sarò laconico nelle risposte.

Se gli argomenti trattati sono di vostro interesse, passate parola; e, se site studenti, proponeteli al vostro insegnante di religione. In tal caso fatemi sapere le risposte che avete ottenuto. Grazie.

Lettori fissi

Archivio blog

Informazioni personali

Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)