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lunedì 10 dicembre 2012

Il falso Jahvè. La setta dei nazirei. 191


I rapporti con l'ascetismo esseno e col nazireato erano strettissimi. Infatti avevano scarsa considerazione per l'aspetto esteriore, per ogni forma di lusso e di comodità e non usavano mai forbici e rasoi. Avevano in comune l'aspirazione ad una rigida ascesi e vivevano in comunione dei beni, nella scelta gioiosa della povertà. Praticavano il battesimo come rito iniziatico alla setta, esattamente come gli esseni di Qumran. Credevano fermamente nella resurrezione di Gesù, considerata l'inizio della nuova era messianica (Atti 17,31).

Nessuno dei cristiano-giudei, e tanto meno i familiari, riteneva che Gesù fosse figlio di Dio, lo consideravano semplicemente un essere umano nato da un uomo e una donna. Se infatti avessero proclamato la divinità di Gesù-Dio non avrebbero mai potuto frequentare il Tempio, e avrebbero rischiato la lapidazione per la violazione del principio fondamentale dell'ebraismo: il monoteismo.

L’aspettativa escatologica, cioè l'imminente ritorno del Messia, detta "parusia", era la credenza fondamentale dei cristiano-giudei e quindi del cristianesimo primitivo e, in un primo tempo, costituì anche la base dell'apostolato di Paolo che la trasmise ai suoi discepoli facendola diventare, in taluni casi, una vera e propria ossessione (1 Tessalonicesi 4,13-18).

Lo zelo dei nazirei nel rispettare rigorosamente la Legge (rigettata successivamente da Paolo e dai suoi seguaci), il loro amore per la povertà e l'ascetismo e la dedizione ai bisognosi favorirono la crescita costante, anche se limitata, del loro numero (che rimase pur sempre esiguo, vedi Gerd Thiessen, "Gesù e il suo movimento", Claudiana, 1979, p.150) e coinvolsero anche farisei e sacerdoti. Probabilmente usavano come strumento di evangelizzazione una raccolta di epitomi scritti in aramaico che diede poi origine al Vangelo degli Ebrei o Protovangelo di Matteo, scritto in ebraico.

Di esso non abbiamo traccia perché fatto distruggere da Paolo e sostituito dai quattro Vangeli redatti in seguito fuori e lontano da Israele, in centri di cultura “ellenistica” ed oggi considerati canonici.
Gesù era sempre rimasto fedele alle prescrizioni della Legge (E.P.Sanders op. cit.) e la sua azione si era rivolta esclusivamente ai figli d'Israele e mai ai gentili, paragonati nei Vangeli ai porci e ai cani. Anche i suoi seguaci, seguendo la sua linea, continuarono a diffondere la nuova dottrina esclusivamente tra gli ebrei.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)