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lunedì 24 dicembre 2012

Il falso Jahvè. .Paolo di Tarso e l'invenzione del cristianesimo. 197


La Chiesa di Paolo, rimasta unica e incontrastata padrona del campo dopo la seconda Guerra Giudaica del 135, che segnò praticamente la fine dei cristiano-giudei di Gerusalemme, fece distruggere il Vangelo degli Ebrei, il solo considerato autentico dagli apostoli (Epifanio, Haer. XXIX, 9,4) ancora legato alla messianicità di Gesù, e al suo posto fece diffondere i Vangeli canonici, redatti conformemente alla sua nuova teologia. Allo scopo di recepire le aspettative salvifiche dei pagani verso i quali era diretto il nuovo cristianesimo paolino, vennero inserite in questi Vangeli le leggende mitologiche dell'annunciazione, della nascita verginale, dell'istituzione dell'eucaristia, della deificazione di Gesù, e così via.

Venne inoltre proclamata l'assoluta estraneità di Cristo dal messianismo esseno-zelota, mediante l'introduzione nei Vangeli del processo ebraico inteso a scagionare i romani dalla responsabilità della condanna a morte di Gesù, e l'inserimento dei proclami di pacifismo, di amore universale e di perdono verso i nemici (quindi anche i romani) che mai furono pronunciati dal Gesù storico in quanto avrebbero comportato per lui la lapidazione immediata a furor di popolo.

Fu dunque Paolo il vero inventore del cristianesimo quale noi oggi conosciamo. Senza il suo geniale apporto, il cristianesimo giudeo sarebbe rimasto una piccola setta fondamentalista, ancorata all'aspettativa apocalittica del ritorno di Gesù dal cielo, e destinata, a seguito delle guerre giudaiche, a svanire nel nulla, al punto che con ogni probabilità oggi ne ignoreremmo l’esistenza e forse anche quella del suo fondatore.

Il neocristianesimo paolino, diffusosi rapidamente tra i gentili in tutto l'impero romano a seguito dell'infaticabile apostolato del suo creatore e dei suoi seguaci gentili, fu perfezionato dai primi Padri della Chiesa e poi definitivamente codificato dall'imperatore Costantino nel 325 d.C.Costantino, che possedeva il genio sincretico di Paolo, si era reso conto che il cristianesimo era oramai vincente, e che invece di combatterlo con le persecuzioni, come poco prima aveva fatto inutilmente Diocleziano, conveniva istituzionalizzarlo e in tal modo controllarlo e assoggettarlo all'Impero. Bisognava trasformarlo da nemico in un alleato sottomesso così da togliergli ogni residuo potenziale eversivo.

D'altra parte, dopo tre secoli, la dicotomia tra il cristianesimo e il giudaismo messianico si era ormai conclusa, ed era divenuta irreversibile. Una volta riconciliatosi col cristianesimo, Costantino volle assegnare a Cristo gli stessi attributi teologici delle divinità pagane che andavano per la maggiore e nelle quali lui stesso credeva, le quali svolgevano un ruolo salvifico incarnandosi in una vergine, pur essendo di natura divina, immolandosi per la salvezza dell'umanità e resuscitando dalla morte. Mitra era una di queste divinità, molto amata dai soldati che l'avevano importata a Roma dall'Oriente, e assai venerata anche da Costantino.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)