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venerdì 28 dicembre 2012

Nelle Lettere Paolo parla pochissimo di Gesù. (“L'invenzione del cristianesimo”) 295


Nelle Lettere Paolo parla pochissimo di Gesù, che non ebbe mai modo di conoscere se non attraverso le sue presunte visioni celesti, e degli apostoli che avvicinò di sfuggita solo quattro volte. In Galati, dice che Gesù era un ebreo, nato da donna. In Romani, che discendeva da David, si rivolse solo ad Israele, fu senza peccato e siede alla destra di Dio, aspettando il giorno del suo ritorno, ritenuto da Paolo imminente. In Corinzi, che aveva dei fratelli, che fu crocifisso, ma resuscitò il terzo giorno, mostrandosi a Pietro, agli apostoli e allo stesso Paolo. Non accenna alla verginità di Maria e all'annunciazione, invenzioni tardive dei suoi seguaci.

Elementi comuni alle Lettere sono: il rigore etico indispensabile per aspirare alla salvezza; il significato mistico della morte e resurrezione di Gesù; l'attesa spasmodica della parusia (cioè del ritorno di Cristo dal cielo) e l'assoluta fede in Cristo.

Ma al di là dei contenuti comuni, ogni Lettera fa riferimento a situazioni particolari delle singole chiese fondate da Paolo, e reca i consigli per ovviare ai problemi che le travagliavano. In alcune Lettere ci sono importanti riferimenti personali che ci consentono di conoscere qualcosa della vita di Paolo, dei suoi contrasti con la Chiesa di Gerusalemme, delle sue autodifese nei confronti dell'accusa di essere un millantato apostolo. Non sempre le notizie che ricaviamo dalle Lettere collimano con quelle che riscontriamo negli Atti. Le Lettere, però, assieme agli Atti, sono documenti di fondamentale importanza per la conoscenza (anche se parziale) del cristianesimo primitivo e della formazione della teologia paolina. Sono scritte in uno stile appassionato e d'intensa religiosità.

Fin dal suo primo apparire ebbero un'enorme ripercussione presso tutti i cristiani ellenisti perché venivano lette e commentate in pubblico e scambiate tra le varie chiese ellenistiche. La loro influenza sulla nascita del cristianesimo eguagliò forse quella dei Vangeli, che nella versione attuale, come abbiamo visto, discendono direttamente dall'influsso di Paolo.

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)