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mercoledì 12 dicembre 2012

Il falso Jahvè. La setta dei nazirei.192


Col passare del tempo, però, i cristiani si divisero in due schieramenti: i nazirei giudei e quelli ellenisti. I primi erano gli ebrei residenti in Palestina, i secondi gli ebrei della diaspora, fortemente ellenizzati, rientrati a Gerusalemme. Questi ultimi, guidati da Stefano, un giovane dotato di un'oratoria straordinariamente efficace, attaccarono ripetutamente i sadducei e i farisei con l'accusa di aver fatto crocifiggere Gesù e di non aver saputo cogliere il suo messaggio messianico (Atti 6,8-54).

I nazirei-ellenisti subirono allora una dura persecuzione, soprattutto per opera di un giovane fariseo della diaspora, chiamato Shaul, poi conosciuto come Paolo di Tarso (San Paolo per la Chiesa) (Atti, 8,1-4). Molti furono arrestati e condannati a morte, altri si salvarono rifugiandosi in Asia ove crearono nuove comunità ad Antiochia, a Damasco e a Cipro.

Così il cristianesimo – inteso come aspettativa escatologia del ritorno di Gesù dalle nuvole per rifondare il “regno di Dio” per gli ebrei e liberare definitivamente Israele – cominciò a diffondersi, sia pure in stretta misura, anche tra gli ebrei della diaspora che erano circa tre milioni, sparsi nelle varie contrade dell'impero romano, e che erano rimasti, più o meno, fedeli all'osservanza della legge ebraica. Il cristianesimo era considerato da costoro un completamento della legge mosaica e nessuno ventilava l'ipotesi che fosse una nuova religione (Atti 11,19-20).

I pagani non furono toccati, in un primo momento, da quell'opera evangelizzatrice che si svolgeva esclusivamente nell'interno delle sinagoghe (Atti 11,19), finché accadde che alcuni nazirei ellenisti di Antiochia, accanto ai correligionari, inserirono nel loro gruppo anche i timorati di Dio pagani che frequentavano, come uditori, le sinagoghe, attratti dal monoteismo e dalla profonda eticità dell’ebraismo. Questi nuovi fedeli furono chiamati per la prima volta "cristiani", dal termine greco Christòs che traduceva l'ebraico Messia (Mashiah in aramaico). Christòs era un titolo regale che significava "l'Unto", cioè il prescelto da Jahvè per essere il re dei Giudei, contrariamente a quello che riteniamo che significhi oggi: "Il Figlio di Dio" (Atti 11,20-21).

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Leo Zen vive in una cittadina del Veneto di forte tradizione cattolica e usa uno pseudonimo volendo evitare possibili disagi dal momento che scrive opere rigorose e documentate ma fortemente dissacratorie e in controtendenza. Finora ha pubblicato tre saggi: L'INVENZIONE DEL CRISTIANESIMO (Editrice Clinamen – Firenze – 2003 – 3^ed.), IL FALSO JAHVE' (Edizioni Clinamen – Firenze – 2007), LA “MALA” RELIGIONE (Editrice Uni- Service – Trento - 2009) e il romanzo storico IN NOMINE DOMINI (Prospettiva editrice – Civitavecchia - 2008)